Un’orgia di morti ammazzati

Film sanguinari: uccisi in tutti i modi, fino all’eccesso

Se non fosse che il Mann presidente di giuria della Mostra del Cinema non è Thomas ma Michael, verrebbe da scomodare “Morte a Venezia”. Sì, perché qui al Lido sul trapasso, e per di più violento, se ne sono viste di tutti i colori. Dai film, in concorso e non, abbiamo estrapolato una galleria di morti ammazzati da far rabbrividire. Già dalla partenza con i pescecani di Bait 3D, che tra un morso e l’altro, seminano cadaveri sulla costa australiana. C’è poi chi cade dal balcone del settimo piano di un albergo - ma almeno durante l’amplesso (Betrayal) - e chi soccombe sotto i colpi di martello tra il granoturco dell’Iowa (At any price). In “Iceman”, dopo mezz’ora, si perde il conto dei cadaveri, ridotti in tranci e surgelati. Ma un tradizionale colpo di pistola no? Beh, ci sono anche quelli: una pallottola in testa e una in pieno petto per il gangster dai denti argentati James Franco (Springbreakers) e per Toni Servillo (È stato il figlio). A Kitano piace usare il trapano come arma mortale (Outrage Beyond), ma la gara di efferatezza si gioca tutta in terra coreana: in “Pietà” di Kim Ki -duk, prima assistiamo a un trionfo di mani tagliate e di azzoppamenti vari, fino ad arrivare alla morte per “trascinamento” di un uomo incatenato sotto un camion. E il collega Jeon Kyu-hwan non è da meno: già dall’ambientazione del suo “The weight”, un obitorio, si capisce che i cadaveri saranno tanti e, ahimè, ci tocca pure una evirazione postuma. Dalle Giornate degli Autori arriva la morte per investimento e il povero Michele Riondino (Acciaio) proprio non ce la farà a riabbracciare la sua Puccini. C’è anche il sacrificio umano su una pira che non vuol saperne di prendere fuoco ne la “La cinquième saison”: risolveranno con la benzina. Per non parlare dei decessi da contaminazione radioattiva nel russo “Me too” e della morte di parto nell’ultraortodosso “Fill the void”. Bellocchio, alla morte - dolce - dedica tutto un film e De Palma (Passion) cala il sipario sul concorso con un tradizionale e quasi nostalgico omicidio con arma bianca. E se i cristiani non bastano, il cinema della Mostra fa man bassa di animali. Il gallo cui viene mozzata la testa sempre in “La cinquièe saison” fa buona compagnia al bue sgozzato del filippino “Thy womb”. Ma è ancora una volta Kim Ki-duk a stravincere: tra polli, anguille e conigli maltratti non c’è da stupirsi se il leone - d’oro - scapperà a gambe levate alla vista del coreano.

Marco Contino

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