Usl 1, al via campagna per l’attività fisica contro l’obesità

Partito il programma per incentivare a fare le scale ed evitare le malattie conseguenti alla sedentarietà

BELLUNO. Bellunesi sedentari. E sempre più a rischio di diabete, ictus, colesterolo, e di problemi cardiorespiratori. Ed è per questo che l’Usl 1 ha messo in piedi alcuni programmi di salute per dichiarare guerra all’obesità, incentivando l’esercizio fisico.

I dati. Nel territorio dell’azienda sanitaria bellunese le persone che fanno attività fisica sono soltanto il 35%, mentre il 66% la svolge in quantità inferiore a quanto raccomandato (cioè meno di tre volte a settimana o meno di mezz’ora al giorno di camminata) o è totalmente sedentario (20%). E la sedentarietà cresce con il passare degli anni, coinvolgendo di più le donne.

I risultati del sistema di sorveglianza “Passi” relativo agli anni 2010-2013 sono chiari e purtroppo hanno costretto il servizio sanitario nazionale, regionale e la stessa Usl a dare vita ad alcuni progetti per incitare i cittadini a muoversi.

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Cosa fare. Alle volte basta poco per fare movimento: basta soltanto decidere di salire le scale della propria casa, invece di prendere l’ascensore. «Abbiamo deciso di dichiarare guerra all’obesità», dice il direttore del Dipartimento di prevenzione, Fabio Soppelsa, nel presentare l’iniziativa che rientra, peraltro, all’interno del programma nazionale “Guadagnare salute”. «Lo scopo della locandina che rappresenta un bambino che sale le scale, è quello di essere di stimolo per la popolazione. A questo abbiamo aggiunto anche una lettera ai medici di medicina generale e ai pediatri per sensibilizzarli sul problema. Sappiamo, dal sistema Passi, che solo un terzo delle persone intervistate per l’indagine statistica, ha riferito che il medico o un altro operatore sanitario ha chiesto loro se svolgono attività fisica, e solo il 28% ha riferito di aver ricevuto il consiglio di effettuarla regolarmente. Quindi su questo fronte, tutti dobbiamo fare di più».

L’invito è a fare «attività fisica in modo quotidiano. Che non significa andare in palestra tutti i giorni, ma anche solo fare un giro in bicicletta, dedicarsi al giardinaggio, evitare l’auto per piccoli spostamenti, andare al lavoro a piedi oppure scendere un po’ prima dall’autobus, andare a ballare, giocare con i bambini», spiega Soppelsa che precisa come l’Usl stia mettendo in campo, tramite la regia del suo Dipartimento, tre programmi: «Uno dedicato alle scuole e a tutti i luoghi dove c’è concentrazione di persone: quindi dagli ambienti di lavoro a quelli sanitari. Si tratta del progetto delle scale, ma anche dei gruppi di cammino, del lavoro contro fumo e alcol. Il secondo coinvolge la politica e i politici, in ottemperanza alla Carta di Toronto del 2010, che possono con i loro mezzi incentivare l’attività fisica e per questo abbiamo censito le associazioni sportive per capire quali sono quelle più adatte allo scopo. Il terzo step, infine, sarà la prescrizione dei medici di base dell’esercizio fisico ai loro pazienti. E su questo si partirà dal prossimo anno. Ricordiamo», conclude Soppelsa, «che è dimostrato che diabete, ictus e alcuni tumori, come quello alla mammella e al colon, sono collegati anche alla scarsa attività fisica. Con una vita sedentaria l’aspettativa di vita, infatti, si riduce di quattro anni, mentre per chi è attivo cresce di tre anni. Quindi muoviamoci, evitiamo di passare ore davanti al televisore o ai videogiochi chiusi in casa, sgranocchiando merendine».

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