Usl 1 scagionata dopo 23 anni

La Cassazione chiude il caso legato alla morte di un paziente in ospedale

BELLUNO. La Cassazione scagiona l’Usl. La suprema corte si è espressa 23 anni dopo la morte di Lorenzo Cibien all’ospedale San Martino. Erano stati i figli Maurizio, Giorgio e Silvano a proporre una causa civile contro l’azienda sanitaria di Belluno e la compagnia di assicurazione Allianz: il tribunale di Belluno l’aveva rigettata.

La sentenza era stata impugnata e la Corte d’Appello aveva a sua volta respinto la domanda, riformando la sentenza solo in favore di Usl e Allianz, con l’addebito ai fratelli Cibien delle spese per la consulenza tecnica d’ufficio e del giudizio. Pochi giorni fa, la sentenza definitiva della Cassazione ha chiuso la vicenda.

Lorenzo Cibien morì in ospedale, dopo l’intervento di angioplastica del 23 ottobre 1995 eseguito nel reparto di Radiologia. Qualche ora dopo il trasferimento in Radiologia, si ruppe l’arteria iliaca di sinistra. Secondo la famiglia, mancava un idoneo apparato organizzativo, per fare fronte in caso di necessità a un immediato intervento rianimatorio e di sutura. In più, era stato violato l’obbligo d’informare il paziente sui rischi e sulla dubbia efficacia dell’intervento.

Già la Corte d’Appello aveva stabilito che l’intervento in angioplastica per dilatare un vaso sanguigno era l’unico praticabile nelle condizioni cliniche del paziente e poi non c’erano controindicazioni, tenuto conto del fatto che la rottura dell’arteria iliaca è un evento a bassissima probabilità. Le complicazioni non possono essere collegate a una sottovalutazione del caso: «Era stata fatta la scelta diagnostica ed esecutiva più adeguata alle condizioni del paziente, con un intervento eseguito in modo appropriato, indipendente dall’esito, che non è ascrivibile ad alcun profilo d’inadempienza», ha scritto la Corte d’Appello.

In Cassazione, erano state lamentate diverse violazioni di legge, che però non hanno trovato accoglimento. Per i Cibien ci sono 4 mila euro da pagare.

Gigi Sosso

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