Usl, calano le vaccinazioni l’adesione è solo del 93.5%

La flessione preoccupa il Servizio di igiene e sanità pubblica ma anche l’azienda Soppelsa: «Siamo a disposizione dei genitori per una scelta consapevole»
Di Paola Dall’anese
Demarchi San Zenone vaccinazione TBC alla materna Carron
Demarchi San Zenone vaccinazione TBC alla materna Carron

BELLUNO. «Stiamo assistendo ad una lenta diminuzione dell’adesione alle vaccinazioni infantili». Così il direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp), Fabio Soppelsa commenta il calo che in questi ultimi anni si è registrato, mettendo in allerta la stessa direzione sanitaria dell’Usl. Un fenomeno che si sta registrando più o meno pesantemente in tutta Italia.

Dal 2007 la Regione ha sospeso l’obbligatorietà delle vaccinazioni, lasciando libera scelta alle famiglie, con comunque un aumento di informazione e formazione non solo del personale medico e infermieristico a costante contatto con i genitori, ma anche delle stesse famiglie. Il Veneto aveva posto come obiettivo quello del mantenimento della copertura vaccinale al 95% per quanto riguarda i vaccini un tempo obbligatori (tetano, poliomielite, petatite B, difterite), percentuale che sta scendendo lentamente nel Bellunese.

L’Usl 1 solo una decina di anni fa registrava una copertura vaccinale del 97.8%, mentre oggi è del 93.5% (anche se per qualche vaccino particolare i dati sono leggermente maggiori, come ad esempio per l’antitetanica).

Qualche resistenza al programma di immunizzazione infantile è nata da un lato dal fatto che «raramente sentiamo di persone colpite da malattia quali poliomielite, morbillo, o rosolia, e poi perché si leggono tante cose sul web che possono trarre in inganno», dicono Soppela e Rosanna Mel, la dottoressa che cura l’ambito vaccinale. Tra queste notizie viste su Internet c’è l’accusa ai vaccini di provocare l’autismo, «cosa peraltro non provata scientificamente».

«Vaccinarsi è importante anche oggi perché se la percentuale di persone vaccinate supera una certa soglia, i germi hanno maggiori difficoltà a diffondersi da una persona all’altra e anche quella piccola parte di soggetti che non sono ancora stati vaccinati sono indirettamente protetti, grazie al fenomeno chiamato “immunità di gregge o protezione di comunità”», dicono Soppelsa e il direttore sanitario, Tiziano Martello.

Di questa protezione si giovano anche quelle persone che non possono essere vaccinate perché affette da alcune patologie. «Quindi vaccinarsi contribuisce a migliorare il livello di salute dell’intera comunità».

I responsabili del Sisp non nascondono che il vaccino possa avere anche degli effetti collaterali, che possono essere meno gravi come arrossamento o leggera febbre o anche gravi tra cui la piastrinopenia, l’encefalite, lo shock e il collasso.

«Va sottolineao che la somministrazione di un vaccino non necessariamente è causa di tutto ciò che succede e compare nel periodo successivo. Solo nel caso via sia una documentata correlazione causa-effetto tra il vaccino e una patologia si può parlare di reazione avversa. Sicuramente come ogni farmaco, esistono anche per i vaccini delle controindicazioni: ma teniamo presente che gli effetti collaterali sono di gran lunga inferiori rispetto agli effetti che avrebbe sulla persona la malattia vera e propria», dice Mel.

Il Sisp si sta muovendo in vari modi per informare le famiglie con bambini piccoli. «Mandiamo gli inviti a casa, inviamo un sms che ricorda l’appuntamento, organizziamo incontri coi genitori. Il nostro scopo non è convincere, ma informare». E ad oggi sono le persone che vengono da paesi come l’Africa o l’Asia ad essere più sensibili al problema, visto che arrivano da zone dove alcune malattie esistono ancora e quindi «sono loro stessi a chiederci di vaccinare i loro figli».

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