Usl di Belluno a corto di risorse presenta il piano di vendita di 35 beni
BELLUNO. Con 33 milioni di “buco” previsti per il 2017, l’Usl 1 Dolomiti corre ai ripari e, su indicazione della Regione Veneto, presenta il piano delle alienazioni dei beni mobili e immobili. Si tratta del primo vero elenco complessivo di beni preparato finora. Lo scopo è quello di fare cassa. Ma la strada non è facile, visto che molti di questi immobili sono già stati messi in vendita negli anni scorsi, senza successo.
Sono 35 i beni che l’Usl 1 bellunese ha deciso di mettere in vendita, di cui 11 nel distretto di Belluno e i restanti in quello Feltrino. «Lo scopo è quello di fare cassa, di acquisire nuova liquidità», confessa il direttore generale Adriano Rasi Caldogno. «A monte c’è la legge 30 del 30 dicembre 2016 collegata alla legge di stabilità 2017 della Regione Veneto che ha previsto la necessità di procedere ad una ricognizione dei beni dell’azienda sanitaria che possono essere messi all’asta. Entro il 31 marzo abbiamo presentato il nostro piano che comprende 35 tra immobili e appezzamenti di terreni. Ora la Regione dovrà fare una sua valutazione, al termine della quale ci dirà se il piano delle alienazioni viene approvato o meno. Una volta avuto l’ok, procederemo con la messa all’asta di quei beni di cui disponiamo già di una perizia, mentre provvederemo a fare una stima dagli enti pubblici preposti a tutti gli altri beni che ancora non ne dispongono».
Attualmente dei 35 beni messi in vendita, soltanto 17 hanno già una stima, che ammonta complessivamente a quasi 9 milioni di euro, 8.769.009 euro per la precisione.
Si va dall’ex sede del Dipartimento di prevenzione in via Sant’Andrea all’ex sede del Centro diurno di salute mentale in via Carducci, dal negozio in Nevegal all’appartamento in via Medaglie d’oro, per quanto riguarda Belluno. A questi si aggiungono i diversi fabbricati rurali di Feltre (ex colonia) e l’ex ospedale neuropsichiatrico di via Borgo Ruga, sempre a Feltre.
«Molti di questi immobili dotati di una perizia sono già stati inviati all’asta, ma purtroppo senza successo», commenta il direttore generale che aggiunge preoccupato: «Il problema è che molte delle stime già eseguite sono state fatte in periodi in cui il mercato immobiliare era favorevole, ma ora la situazione è ferma. Anzi, il mercato è in discesa e quindi quelle cifre stimate non sono commerciabili. C’è il forte rischio che molti di questi palazzi o vecchie sedi ora dismesse rimangano invendute. In altri momenti, visto che si tratta di beni che in molti casi sono tenuti anche bene, sarebbe stati venduti facilmente. Ora non è più così. Qualche anno fa», spiega ancora il capo dell’azienda sanitaria unica bellunese, «abbiamo esperito un paio di aste di beni dimessi, ma i risultati sono stati modestissimi».
Due sono quindi i problemi che emergono dalle parole del direttore generale: da un lato la difficoltà a vendere le proprietà immobili e fondiarie, e dall’altro l’eventualità molto alta che gli incassi siano molto bassi. E che quindi non si riesca ad avere quell’effetto desiderato per le casse dell’Usl.
Alcuni beni sono già liberi e nella piena disponibilità dell’Usl, molti invece sono ancora affittati. «Per questi vige il diritto di prelazione da parte degli inquilini. Per cui prima di procedere alla messa all’asta, saranno interessati proprio coloro che attualmente li occupano».
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