Usura ed estorsione: «Ti rompo le gambe se non saldi il debito»
BELLUNO. «Tua moglie dovrà prostituirsi per pagare il debito». Parole sentite chiaramente ieri mattina, durante il processo per usura ed estorsione a carico di Umberto Ragnetti, un romano di 74 anni. Il procedimento è soltanto nella sua fase iniziale e il giudice Antonella Coniglio ha letto a stralci un lungo capo d’imputazione, che ha degli altri aspetti inquietanti. Tutto si mette in moto dalla richiesta di un prestito presentata da una coppia di bellunesi. Non si conosce ancora il motivo per cui avevano bisogno di una cifra superiore ai 53 mila euro, fatto sta che si rivolgono con una certa fiducia o forse con un senso di disperazione all’imputato, difeso dall’avvocato Silvia Zanella, nella circostanza sostituita dal collega Enrico Rech.
I soldi arrivano regolarmente nelle tasche dei richiedenti, ma quello che i due non possono immaginare sono gli interessi di questo prestito già di per sé pesante. Si vedono chiedere qualcosa come 135 mila 392 euro. Che significa più del 100 per cento. Ragnetti è un privato, non rappresenterebbe una finanziaria, ad ogni modo non c’è dubbio che il tasso sia da usura.
Ma non è finita con la richiesta. Di fronte alle loro inevitabili difficoltà nel saldare il debito, l’imputato metterebbe in scena una serie di minacce. Parlerebbe di non meglio identificati personaggi del Sud, che sarebbero pronti a salire a Belluno e spezzare le gambe ai debitori, se questi non avessero pagato in un determinato periodo di tempo. Quello stabilito dall’imputato, naturalmente, anche senza concordarlo con le parti offese.
E poi c’è la frase più terribile ricordata dal giudice: quella per cui la donna avrebbe dovuto cominciare a prostituirsi, per raccogliere almeno una parte dei soldi necessari e cancellare quell’importo da restituire. Tutto questo è quanto sostenuto dalla procura della Repubblica, rappresentata in aula dal pubblico ministero Katjuscia D’Orlando e andrà dimostrato in aula, nel corso dell’istruttoria dibattimentale. Il giudice Coniglio ha ammesso i testimoni delle parti e rinviato il processo all’udienza del 13 maggio, alle 11.30, che si svolgerà di nuovo con il collegio giudicante composto anche da Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin.
Subito dopo, un caso molto più limitato come numeri e anche rilevanza penale, che vede coinvolti due giovani di nazionalità marocchina Abderahim Channita e Mohammed El Zahiri che sono a loro volta accusati di estorsione, ma anche di appropriazione indebita per un telefonino cellulare, non di grandissimo valore. Ci sono in ballo appena 10 euro, per restituirlo al legittimo proprietario, ma sono accusati di essersi tenuti i soldi, oltre che non aver restituito il bene. I due sono difesi dall’avvocato Alberto Fascina, che ha sostituito il collega trevigiano Francesco Burighel e dovranno tornare in aula il prossimo 10 giugno, alle 9.30.
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