Vacanze fantasma, pedavenesi rimborsati
PEDAVENA. Dovevano andare in vacanza-studio a Londra per due settimane a metà luglio grazie a un pacchetto su misura offerto da una agenzia di Roma e portato in una classe della scuola media da una docente (un'iniziativa autonoma che non è passata per gli organi di istituto). Persuasi gli alunni, a maggio dello scorso anno la ventina di famiglie ha firmato un contratto con l'agenzia e versato un anticipo sostanzioso, 1.270 euro a partecipante. Una famiglia è arrivata a spendere addirittura 1.400 euro per garantire al figlio degli ulteriori servizi. Ma quel 15 luglio, data scelta per la partenza, è passato senza avere nessuna notizia del viaggio.
Dopo vari solleciti, qualcuno a fine ottobre si è rivolto ai carabinieri, che hanno girato la faccenda all'Unione nazionale consumatori, che si è fatta carico di una decina di casi. «Dovevamo capire se sussisteva o meno una truffa», racconta il presidente del coordinamento veneto e trentino Antonio Tognoni, che ha seguito in prima persona la faccenda, «nel contratto abbiamo trovato clausole vessatorie, come una in cui si diceva che se ci fossero stati problemi, la colpa non sarebbe ricaduta sull'agenzia. La guardia di finanza ha accertato che quell'azienda non poteva vendere viaggi ma solo corsi di lingua, perché non possedeva l'autorizzazione della Questura».
Ai ripetuti solleciti delle famiglie, la agenzia ha risposto prima con una lettera, in cui «si scusava e ammetteva di non poter garantire il viaggio, dicendo che tutto sarebbe stato rimandato a data da destinarsi, ma in questo modo stava ammettendo la propria inadempienza. Quando le famiglie hanno insistito, la risposta è stata che i soldi non c'erano più. Ma qualcuno doveva esserseli intascati. A quel punto abbiamo mandato una lettera di contestazione da parte dell'Unc ipotizzando il reato di appropriazione indebita: se entro 10 giorni non avessero restituito i soldi, avremmo fatto partire la denuncia come associazione e avremmo segnalato all'Antitrust il problema».
Sembra il caso perfetto per Striscia la Notizia: «Ho capito che bisognava metterli alle strette, così ho chiamato Moreno Morello, che è mio amico, per denunciare il caso pubblicamente. A fine gennaio è venuto da noi a Cassola con la troupe e abbiamo girato una gag con le famiglie pedavenesi». Gli inviati hanno beccato anche il titolare della agenzia, una decina di giorni fa. Il servizio è andato in onda ieri sera: «Vedere Striscia deve averli agitati, così hanno restituito subito i soldi, che sono arrivati in banca tre giorni fa». Peccato che non tutte le famiglie coinvolte abbiano scelto di rivolgersi all'Unc: «Non possiamo farci carico di situazioni altrui, se non ci vengono commissionate», ammette Tognoni, «vedremo cosa possiamo fare anche per gli altri».
Francesca Valente
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