Vajont: i fondi Montedison sono quasi finiti
Nel 1999 arrivarono a Longarone 40 milioni di euro, ne avanzano due
L’ex sindaco De Cesero e il nuovo centro di Longarone
LONGARONE. I soldi del risarcimento Montedison sono quasi finiti. Hanno colpito le parole del sindaco di Longarone Roberto Padrin che, per spiegare la scelta della centralina del Vajont, ha affermato di avere problemi di bilancio. Ma come? Longarone nel 1999 ha ricevuto da Montedison poco meno di 40 milioni di euro e un'altra decina era stata versata nel 1997. Attualmente ne avanzano solo tre: in dieci anni, nei due mandati del sindaco Pierluigi De Cesero, il Comune ha speso quasi per intero il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti a causa della tragedia del Vajont. Ma la storia sembra una beffa, perché oggi Longarone è costretto a usare proprio l'acqua del Vajont per far fronte alle spese correnti, ricavandoci appena 300 mila euro all'anno. Ma dove sono finiti quei soldi? L'elenco, reso pubblico, conta 70 voci, per la maggior parte investimenti, ma pesano anche le spese legali e il fondo di dotazione (2,850 milioni di euro) per la Fondazione Vajont, atto obbligatorio previsto nella transazione con Montedison e non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che la Fondazione è un'entità che non ha mai trovato una vocazione, per non dire una ragione di esistere. La parte del leone però la fa il centro del paese, dove il Comune ha speso 14 milioni di euro: oggettivamente un'enormità e per di più i lavori non sono perfetti e bisognerà spendere ancora nella manutenzione di quelle opere. Per non parlare del palasport e della piscina: quasi 6 milioni nel restauro, ma in meno di un anno dalla riapertura, è stata chiusa con un buco di 300 mila euro. Padrin, eletto sindaco nel 2009, rappresenta la continuità con De Cesero (Udc), ma dal suo arrivo il residuo dei fondi Montedison è stato congelato: «Il risarcimento non è stato speso tutto», dice Padrin, «potenzialmente ci sono ancora 6 milioni di euro (ai due residui Padrin aggiunge i soldi del fondo di rotazione per lo sviluppo abitativo che rientrano ogni anno), è una buona somma che ci teniamo come tesoretto». L'amministrazione è corsa ai ripari, facendo quello l'unica cosa saggia: investire i soldi per ricavarne interessi da spendere di anno in anno. I fondi Montedison erano vincolati alle spese per investimento, ma i frutti no, bastava metterli in banca per camparci cent'anni. «Longarone è stato ricostruito in fretta dopo il Vajont e nel 1999 erano necessarie tante manutenzioni. L'amministrazione passata ha fatto scelte importanti, che hanno dato un'immagine diversa al paese. Inoltre le attuali difficoltà economiche degli enti pubblici non erano prevedibili allora». Non resta che metterci una pietra sopra: «Guardiamo avanti», dice Padrin, «e ricordiamo che Longarone è il comune che spende di più nel sociale». Eppure i cittadini di Longarone vedono aumentare le tariffe ogni anno, esattamente come tutti gli altri: «E' vero», sospira Padrin, «ma i fondi Montedison erano vincolati alle spese per investimento. La gestione corrente è come in tutti gli altri comuni». Il "tesoretto" comunque dovrà essere ulteriormente intaccato, perché la situazione della piscina grida allo scandalo: «In un anno di gestione abbiamo verificato che i costi sono così elevati da imporre la chiusura», continua il sindaco, «stiamo cercando soluzioni per il risparmio energetico e ci siamo vicini. In passato c'erano solo palliativi, non si poteva fare di più», forse sì, perché nei pochi mesi di apertura, dopo il restauro, sono emersi pure difetti di costruzione. Poi ci sono i lavori eseguiti non a regola d'arte nel resto del paese, causa di contenziosi legali con le ditte e di ulteriori manutenzioni. Ma come è possibile che sia successo tutto questo? L'opposizione di oggi era in maggioranza con De Cesero e quelli che allora sedevano in minoranza spiegano: «Con l'elezione diretta del sindaco i consigli comunali non contano più nulla», dice Fiorenzo De Col capogruppo di opposizione nel primo De Cesero. «In consiglio arrivavano i piani triennali delle opere pubbliche, ma poi la giunta portava avanti tutti i progetti, che non sono mai passati in aula. Il sentimento di incredulità è diffuso in paese, perché i soldi Montedison erano un'enormità e si riteneva che dovessero essere usati in modo più accorto. Con un gioco di parole si può dire che quel denaro è stato investito, nel senso di ucciso, perché è stato impegnato in opere che non hanno portato alcun frutto. Lo dissi tante volte in consiglio e purtroppo la storia mi ha dato ragione. Tornare sul Vajont per ricavarne due lire, oggi, è pazzesco, non dovevamo arrivare a questo». Dopo De Col all'opposizione arrivò Piergiacomo De Luca, che allarga le braccia: «Ho fatto tutta la campagna alettorale sulla necessità di fermare la spesa dei fondi Montedison, ma...».
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