Vajont, la parola "incuria" fa arrabbiare i sindaci: "Il disastro fu colpa dei comportamenti umani"
Lettera-appello dei quattro sindaci dei comuni colpiti dalla tragedia alla vigilia della discussione al Senato della legge che istituisce il 9 ottobre giornata "a memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria umana"
Case distrutte all’indomani del disastro del 9 ottobre del 1963 La foto è stata scattata da Giampiero Facchin
LONGARONE. «Togliete la parola incuria dalla legge sul 9 ottobre, perché tutti devono capire che la tragedia del Vajont è stata causata dall'uomo, con il suo comportamento attivo, in spregio al valore della vita».
E' la richiesta inviata dai quattro sindaci dei comuni colpiti dal disastro del 1963, alla vigilia della discussione al Senato della proposta di legge che riconosce la giornata del 9 ottobre alla "memoria delle vittime dei disastri ambientali ed industriali causati dall'incuria umana", già votata dalla Camera il 26 marzo.
Anche alla luce degli emendamenti ad essa apportati, i sindaci Roberto Padrin (Longarone), Franco Roccon (Castellavazzo), Luciano Pezzin (Erto-Casso) e Felice Manarin (Vajont) hanno dato vita a una richiesta comune, attraverso un documento.
«Pur manifestando gratitudine per questo disegno di legge che nell'accogliere le istanze da più parti avanzate, vuole rappresentare il punto di inizio di una nuova sensibilità verso la tutela del valore fondamentale della vita umana, valore che come amministratori e rappresentanti delle nostre collettività di riferimento abbiamo il compito di tutelare e preservare sopra ogni cosa, siamo convinti che sia necessaria una modifica alla formulazione attualmente utilizzata nella parte in cui prevede che i disastri siano quelli "causati dall'incuria del genere umano"».
«La nostra richiesta», sottolineano i quattro sindaci, «parte dal sentimento comune della gente, che collega al termine "incuria" un inadempimento dovuto a un comportamento scorretto, ma non di particolare gravità. D'altronde sinonimi del termine sono "noncuranza, negligenza, distrazione, disattenzione, disinteresse, indifferenza", ovvero tutte espressioni che denotano una non correttezza di comportamento, ma non presentano quella gravità che invece riteniamo debba essere collegata agli eventi che si intendono ricordare con questa ricorrenza».
«Nel caso in specie», proseguono i primi cittadini, «crediamo sia fondamentale sottolineare che non comportamenti non intenzionali, ma comportamenti attivi in spregio del valore della vita sono stati posti in essere. A nostro avviso una semplice contrazione dell'espressione utilizzata permetterebbe una miglior efficacia e chiarezza dell'importante messaggio che si intende trasmettere: "disastri ambientali ed industriali causati dall'uomo", come anche sancito dall'Onu nella sessione plenaria riunita nel Palazzo dell'Unesco di Parigi il 12 febbraio 2008 in occasione dell'Anno internazionale del pianeta terra».
«Così facendo», prosegue il documento sottoscritto da Padrin, Roccon, Pezzin e Manarin, «si riporterebbe al centro dell'attenzione la questione sicurezza e responsabilità in quanto risulta evidente che autore dei suddetti disastri è il comportamento (attivo o omissivo) dell'uomo quando non è guidato da principi improntati al rispetto della vita. Si tratta di un piccolo, ma significativo contributo a una grande causa che il Parlamento ha con sensibilità già raccolto e fatta propria condividendone nei contenuti la portata e l'importanza. L'augurio è che i nostri sforzi possano portare risultati concreti affinché sia garantito a ciascun uomo, indipendentemente dal suo ruolo nella società e dalle sue possibilità economiche, quel livello minimo di sicurezza che un Paese deve garantire per potersi definire "civile"». Oggi la risposta del senato, anche se le speranze di una modifica del documento all'ultimo momento sono davvero poche.
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