Vajont, la storia dei "dimenticati", i lavoratori della Sade

 
LONGARONE.
«Si è gridato allo scandalo, si sono cercati i responsabili, s'è invocata giustizia per le duemila vittime innocenti. Poche o nessuna parola s'è spesa per quei 57 addetti alla costruzione o all'esercizio dell'impianto che la notte del 9 ottobre 1963 sono stati travolti dalla stessa onda assassina. Questa è la loro storia, quella dei dimenticati del Vajont, dei figli della Sade».  Così Gianni Cameri introduce il suo libro, appunto «I dimenticati del Vajont» già in libreria (Edizioni Biblioteca dell'immagine).  Triestino, dirigente industriale, Cameri ha lavorato per oltre 40 anni alla costruzione di dighe e centrali, esperto delle Nazioni Unite, docente universitario.  La prefazione è affidata a Mauro Corona. «Il libro di Cameri», scrive Corona, «è diverso dai soliti perchè scritto da chi all'epoca stava dall'altra parte della barricata, dalla parte di coloro che le dighe le costruivano e le mandavano avanti».  Corona definisce il libro di Cameri molto equilibrato, «non si lascia prendere dall'enfasi della tragedia o dall'invettiva contro i padroni. Ma nemmeno li assolve». Lo scrittore cerca di sfatare luoghi comuni o inesattezze. Continua Corona: «Questo libro è un omaggio ai dipendenti della Sade e dell'Enel e che furono trattati con minore umanità di memoria delle migliaia di vittime innocenti raccolte nei paesi rasi al suolo. Cameri lo fa con questo libro pagando il debito morale verso i colleghi periti nel Vajont».

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