«Vajont. Quelli del dopo» di Mauro Corona è diventato un lavoro teatrale
Un’opera dura e di forte impatto. Parla la gente di Erto tra accuse, rancori ricordi ossessivi. Ma c’è una speranza...
E’ andata in scena venerdì sera, al teatro di Paiane, la prima di «Benedetta acqua e terra» (regia di Carlo Pasqualin), spettacolo tratto dal libro di Mauro Corona «Vajont. Quelli del dopo» e prodotto dall’associazione culturale”Tina Merlin”. Aggrappati alle crode, una costruzione di tubi innocenti con al centro la diga, un’enorme tela bianca srotolata di colpo sulla quale si alternano immagini proiettate di acqua e pietra, di paese, animali, uomini e donne che vanno significativamente a ritroso, i quattro protagonisti rievocano con parole dure la tragica vicenda, ma soprattutto quel dopo che ha aggiunto dolore al dolore. Ne scaturisce una sinfonia stonata di tante memorie, divise e irriducibili, quelle che ogni giorno, da 43 anni, prendono corpo davanti al bancone delle osterie di Erto e a quell’oste che nella trasposizione scenica diventa l’ostessa Teresa (Lorena De March). Il personaggio al quale Corona ha prestato la sua voce, che comprende e rispetta, ma non esita a uscire dal coro, spalancata com’è sul futuro. Perché il ricordo, quando è ossessivo, e il rancore quando non trova sfogo, si trasforma in un pesante fardello che grava sulle gambe non meno che sull’anima e impedisce di andare avanti. E così, mentre ognuno rivendica i propri morti, quelli che soli hanno forse trovato pace, e fa del loro numero il metro del proprio dolore, mentre ognuno ricorda le beffe del dopo, dal risarcimento risibile dello Stato, alla vendita delle licenze, agli aiuti che vennero e si dispersero o finirono giù per la valle come quel carico di scarpe su cui alla fine tutti si buttarono nel tentativo disperato di fare il paio, il paese continua la lunga agonia cominciata quel 9 ottobre 1963.
E di questo gli ertani non sono meno responsabili, come non lo furono allora. Allora delegarono il loro destino alla Sade, vendettero terreni e case per una pipa di tabacco, certi che la costruzione della diga avrebbe dato lavoro e il lago artificiale avrebbe portato turismo. Oggi, chiusi nel ricordo doloroso, ostinatamente fuori del mondo, diffidenti e scontrosi, ancora una volta non vogliono prendere in mano la loro sorte e gettano sale sulle ferite. E quando lasciano che altri rappresentino il loro dramma, Paolini o Martinelli, è solo per soffrire ancora, mai per liberarsene. Ma la vita è prepotente. Scivola leggera e lusinghiera lungo i muri della vecchia Erto, sensuale nel tocco della danzatrice che vuole portarli a nuova vita, nei passi di danza dell’altra danzatrice che sulla scena dà respiro alla fissità delle rocce, serpeggia in basso, annuncia e accompagna le parole del compianto Paolo Dego, la sua voce fuori campo, che viene dalla terra e dall’acqua, profonda e dolce, come la vita stessa. Alla fine i personaggi scendono dalle crode, depongono a terra il loro zaino, il simbolico fardello, scivolano giù dal palco mentre il video si spegne sull’immagine di un bimbo che affida all’acqua la sua barchetta di carta. Spetterà alle nuove generazioni, se sapremo consegnare loro il senso della vita, non il peso della morte, riportare Erto a vivere di nuovo, a dire di nuovo: «Benedetta acqua e terra».
Alla fine dello spettacolo, Mauro Corona è salito sul palcoscenico e si è detto sinceramente commosso. Ha apprezzato la trascrizione teatrale del suo testo, le soluzioni linguistiche e di registro, la recitazione, le musiche straordinariamente efficaci di Marco Valentino e Nicola Della Colletta, e ha promesso al regista Carlo Pasqualin e agli attori Lorena De March, Fabio Bonora, Giancarlo Dal Mut, Renato De Mari e Valentina De Mari e a tutta la compagnia PassinVersi che li porterà al festival della letteratura di Mantova. Apprezzamenti hanno espresso anche il sindaco di Erto, Luciano Pezzin, che ha seguito lo spettacolo accanto al collega di Ponte nelle Alpi, Fulvio De Pasqual, e all’assessore alla cultura Paolo Vendramini, ma soprattutto gli ertani presenti in sala e il pubblico tutto.
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