Valacchi: «Un manager per il rilancio del centro»
BELLUNO. Il centro storico va coccolato. Amato, apprezzato, valorizzato. Belluno ha la fortuna di avere un salotto invidiabile, ma dimenticato dagli stessi bellunesi. I commercianti le idee le hanno, «ma è giunto il momento di farle fruttare, mettendole a regia e creando un team che si occupi di valorizzare il nostro centro storico. Cominciando noi per primi a fare la nostra parte, unendoci per articolare un progetto di rilancio per la nostra città».
Sergio Valacchi è uno che Belluno la conosce bene. Il suo negozio si affaccia su piazza dei Martiri ed è una delle attività storiche della città. È alla storia che si appella Valacchi per ripopolare il centro storico, entrando nel dibattito sul futuro del capoluogo avviato da don Rinaldo Sommacal, per il quale “Belluno si sta suicidando”. «Dobbiamo tornare indietro per andare avanti», dice. E i commercianti devono mettersi insieme. Una volta per tutte.
«Negli anni le guerre più grandi le abbiamo fatte tra noi, mica con il Comune», continua. «Oggi dobbiamo svoltare. Unendoci e affidando il rilancio della città ad un professionista, un manager preparato, scelto dai commercianti e gli esercenti, che si faccia portavoce delle nostre esigenze e che articoli un progetto. Non deve essere per forza il Consorzio Centro storico, Adorable o l’Ascom. Sono andati bene per anni, oggi no».
I Consorzi non funzionano più come elemento aggregativo?
«Direi di no. Se vogliamo riportare la piazza a quello che era anni fa, a quel salotto che tutti ci ricordiamo, bisogna riportare le persone in centro, smettendo di pensare ciascuno al nostro orticello. Uniamo gli sforzi, anche economici, facciamo un progetto comune e con un piano di manifestazioni coordinate. Lasciamo fare a chi sa, a un professionista del settore, mettendo le persone giuste al posto giusto. Perché ha ragione don Rinaldo, è vero che la piazza sta morendo, e operazioni a singhiozzo non bastano più. Si riempie il centro per qualche ora ma il giorno successivo torna il deserto. Serve una programmazione».
Eppure iniziative se ne fanno in centro storico.
«Apprezzo si portino i bambini a fare sport in piazza, ma in centro bisognerebbe portare la cultura. Immaginiamo qualcuno che spieghi ai ragazzi i quadri. Anche il cibo può andare bene come settore, perché è aggregativo. Ma se vogliamo portare la gente in centro dobbiamo guardare alla mente, non al corpo».
Lei prima ha detto “è vero che Belluno sta morendo”. Ma perchè?
«Le ragioni sono almeno due. La prima è stata l’apertura dei centri commerciali in periferia. Guarda caso nello stesso periodo si è cominciato a parlare di chiudere il centro storico alle auto. Me le ricordo ancora, le battaglie fatte con gli amministratori di allora, chiedevamo di aspettare a chiudere il centro. Non ci hanno ascoltati e abbiamo subito un durissimo colpo: la gente ha smesso di venire in centro storico perché doveva parcheggiare lontano, mentre in periferia questo problema non c’è. I bellunesi erano abituati a posteggiare sul liston. E se si crea disaffezione nei cittadini, considerando che Belluno non è una città turistica, con chi vive il centro storico?».
L’altra ragione?
«La tecnologia, la possibilità di fare acquisti via internet, questo ha complicato la vita a tutto il mondo del commercio però, non solo a quello dei centri storici».
I commercianti si sono rassegnati?
«Assolutamente no. Continuiamo ad investire, a migliorare le nostre attività, c’è voglia di fare. Non siamo fermi, non abbiamo voglia di morire ma non vogliamo essere ostacolati».
Chi vi ostacola?
«Manifestazioni come quelle sportive, che non sono quelle adatte per riportare la gente in piazza. Ma anche chiudere il centro per ogni iniziativa».
Insomma, il problema dell’automobile, di poterla usare e lasciare in centro storico, è molto sentito.
«I parcheggi qui sono proprio un lato dolente. Costano troppo, neanche fossimo a Montecarlo. E gli ausiliari del traffico sono sempre in allerta, pronti a fare la multa se scade il parcometro. Così la gente entra nei negozi, quando lo fa, e magari non completa l’acquisto perché deve correre a spostare la macchina. Si vuole favorire la sosta a Lambioi, ma la costruzione di quel parcheggio è stato un errore: sarebbe stato meglio farlo sotto piazza Piloni, visto che l’alternativa c’era. Così la gente avrebbe parcheggiato in centro, sul serio. E poi qualcuno mi spieghi perché in periferia i parcheggi sono tutti gratuiti mentre in centro città sono tutti a pagamento. Possibile non si riesca a trovare un equilibrio?».
Quali sono le sue proposte su questo tema?
«Intanto abbassare il costo dei parcheggi in centro. Poi lasciare la sosta gratuita il sabato pomeriggio, per favorire il ritorno della gente in centro. Anche la soluzione di anticipare alle 18 la fine del periodo in cui si paga mi trova d’accordo. E rimettere i posti auto davanti al liston».
Come tanti anni fa.
«Viviamo in un’epoca in cui stiamo tornando tutti indietro per andare avanti, dobbiamo riscoprire la nostra storia per migliorare, per coccolare il nostro centro storico. Che è meraviglioso, ha dei negozi bellissimi, ma non ci viene più nessuno. E non credo che siamo diventati d’un tratto tutti incapaci di fare il nostro lavoro. Dobbiamo dare alla gente un motivo per tornare in centro, quello che un tempo era un’abitudine. Per salvare la nostra città non servono solo i parcheggi, serve creare le occasioni per riportare la gente in centro».
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