Valle del Mis sfregiata dal cemento. Il Wwf: «Si acceleri il ripristino»

Augusto De Nato chiede che si facciano rispettare le sentenze della Cassazione «Siamo nei giorni in cui si celebra il 25° del Parco e le opere sono ancora lì»

BELLUNO. La prima sentenza è del 2012. La seconda, che esplicita che ad occuparsi del ripristino dei luoghi in Valle del Mis debba essere Eva Valsabbia (la società che iniziò i lavori di costruzione dell’impianto idroelettrico), è del 2017. Ma niente è stato fatto, fino ad oggi. «Le opere realizzate, il corpo della centrale e le opere di presa, sono esattamente nello stato in cui alcuni anni fa la magistratura le ha bloccate, dopo la sentenza della Cassazione».

La testimonianza è di Augusto De Nato, che all’interno del WWF Italia è il referente per il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Domenica scorsa De Nato si trovava in Valle del Mis. E non ha potuto non notare le persone, turisti e non solo, che osservavano quella colata di cemento gettata nel letto del torrente.

Valsabbia ha iniziato i lavori perché aveva le autorizzazioni (del Parco, della Regione, dell’autorità di Bacino), ma il ricorso promosso dal WWF e dalle associazioni ambientaliste ha portato a bocciare quell’intervento. E a definire chi debba occuparsi del ripristino dei luoghi: «Valsabbia», conferma Augusto De Nato. «Ci sono due sentenze che scrivono a chiare lettere che i luoghi devono essere ripristinati e riportati nel limite del possibile allo stato naturale». Va ricordato che c’è anche una causa civile in corso: Valsabbia ha chiesto i danni per non aver potuto completare i lavori.

Ma De Nato si concentra sul ripristino dei luoghi. «La Regione Veneto ha incaricato il Genio Civile di Belluno di coordinare gli interventi tra gli enti e le società che devono far rispettare le sentenze e ripristinare il sito», continua. «Ma come chiunque può verificare di persona, nonostante siano passati anni dal pronunciamento definitivo delle corti giudicanti, nella valle è tutto esattamente come il giorno in cui la Forestale (all’epoca non erano ancora carabinieri) ha posto i sigilli al cantiere. Tutto immobile, nulla si muove, eppure le sentenze sono chiarissime».

La riflessione di De Nato, che torna ad accendere l’attenzione su quello che le associazioni ambientaliste hanno più volte definito «uno scempio ambientale», scaturisce proprio nei giorni in cui sono iniziate le cerimonie per il venticinquesimo anniversario della nascita del Parco nazionale.

«Sarebbero dei giorni da ricordare con ancor più attenzione se la vicenda della centrale si avviasse a conclusione. Siamo in una provincia dove tutti i corsi d’acqua sono interessati da derivazioni in atto o in previsione, e ogni giorno si vede sempre più il degrado a cui i nostri torrenti e fiumi sono sottoposti. Sarebbe un segnale importante che le istituzioni facessero applicare una sentenza». —


 

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