Il sindaco Hofer: «Ho avuto garanzie, la variante di Valle di Cadore pronta a luglio»

A breve cadrà l’ultimo diaframma della galleria. «Ho chiesto che venga aperta solo dopo che saranno finiti tutti i lavori». E sulle prossime elezioni: «Non mi ricandiderò​​​​​​ per un terzo mandato 15 anni sono troppi»

I lavori per la realizzazione della variante di Valle di Cadore
I lavori per la realizzazione della variante di Valle di Cadore

 

«Tra pochi mesi, a luglio, la variante di Valle di Cadore sarà finita. Ho incontrato i dirigenti della ditta costruttrice, la Vianini di Roma, mi hanno assicurato che i lavori sono in una fase molto avanzata: stanno scavando da entrambi i lati della galleria e tra breve sarà abbattuto l’ultimo diaframma. Ho chiesto che l’opera sia finita anche nelle parti accessorie: non voglio che la variante sia aperta per le Olimpiadi e poi richiusa per finire gli ultimi lavori. Se si apre deve essere completa».

Marianna Hofer, sindaco di Valle di Cadore fa il punto sull’opera destinata a cambiare drasticamente il paese lungo la valle del Boite. Ha da poche ore ricevuto la notizia della prossima apertura della variante e confessa: «Non ci ho dormito stanotte». È l’ultimo anno dell’amministrazione Hofer a Valle. L’ultima volta si è votato nel settembre 2020 in piena emergenza Covid, la prossima volta si voterà nella primavera del 2026: «Ci hanno prorogato il mandato per otto mesi», spiega il sindaco.

Marianna Hofer
Marianna Hofer

Intende ricandidarsi?

«Cinque anni da sindaco sono pochi, dieci sono giusti, quindici sono troppi. A un certo punto si ha troppa confidenza con la macchina amministrativa, non c’è più il senso della sfida: quello che potevo fare per Valle l’ho fatto e lo farò nell’ultimo anno del mio mandato».

E dopo?

«Dopo c’è soprattutto il lavoro di avvocato, sempre più impegnativo, ma anche quello di procuratrice sportiva, con abilitazione specifica per il calcio: seguo già la carriera di alcuni calciatori. Ma subito dopo le elezioni amministrative, a fine primavera 2026, ho pronto un progetto appena appena folle».

Quale?

«Preparo lo zaino, partirò da casa a piedi e porterò in municipio un vassoio di paste, i dipendenti pagheranno il caffè dalle macchinette e subito dopo comincerò un viaggio, sempre a piedi, di 2800 chilometri, da Valle fino a Santiago di Compostela o a Finisterre sull’Atlantico, passando per Innsbruck, Costanza, Ginevra, poi in Francia, verso Lourdes, i Pirenei e poi la Spagna: ci vorranno tre mesi».

Ritorniamo all’inizio, alla variante di Valle. Non teme che il paese sarà tagliato fuori dalla rotta del turismo?

«Nel primo progetto Anas la galleria doveva essere lunga solo 300 metri; quindi, di fatto avrebbe risolto solo il problema della curva di Palazzo Costantini. Grazie alla sinergia con il sindaco di Borca, che ha ceduto dei fondi Anas destinati al suo paese, la galleria è stata allungata a 700 metri, dal municipio fino alla fine del paese verso Cortina. Un sogno sarebbe stato quello di liberare completamente Valle dal traffico dei camion e l’opportunità era la Macchietto – Venas, che però andava realizzata quando è stata proposta, negli anni Novanta. Secondo me Valle, ma anche Tai e San Vito, là dove si stanno facendo le varianti, ci guadagneranno: in questo momento aprire una attività lungo l’Alemagna non ha senso, con il traffico continuo e la polvere. In Alto Adige non hanno problemi a fare le varianti, pensando al benessere dei cittadini e dei turisti».

Cosa significherà la galleria per il futuro di Valle?

«I camion passeranno comunque, ma in questo modo avremo la possibilità di ridare vita a Borgata Costa. Mi piacerebbe porre le basi per un piano particolareggiato che preveda una piazza e altri parcheggi. Il Comune ha comprato una casa storica all’inizio della discesa che dovrebbe diventare una osteria con alloggio. Sapendo che il traffico non passerà più di lì, anche le case della Borgata vengono rivalutate dal punto di vista economico. A mio parere sempre più persone in futuro verranno a vivere in montagna per lunghi periodi, da maggio a settembre. Toccherà ai futuri amministratori non abbandonare il territorio».

Manca un anno alla fine del mandato, quali progetti volete ancora realizzare?

«Prima di tutto la sistemazione dei marciapiedi dalla zona davanti ai supermercati fino alla fine del paese, stiamo bandendo la gara. Partirà anche la manutenzione della strada di Costapiana, con l’asfaltatura dell’ultimo chilometro. Se troverò i fondi, c’è un piccolo intervento nel terreno attorno alla chiesa di San Martino: verso la Borgata Costa vanno tagliati gli alberi. Entro il prossimo anno scolastico realizzeremo la mensa per la scuola elementare: si tratta di prefabbricati costruiti accanto all’edificio scolastico per una spesa attorno ai 150mila euro».

C’è Valle e poi c’è Venas, due realtà diverse.

«È come amministrare due paesi: come Comune abbiamo realizzato lì più opere che a Valle anche se non sempre gli abitanti ne tengono conto. Si lamentano dell’illuminazione pubblica e hanno ragione, li capisco: il punto è che la ditta non ha lavorato come doveva, abbiamo fatto fatica anche mandarli via. Le lampade dopo due mesi si sono rotte, le stiamo sostituendo ma non è facile avere a che fare con la burocrazia. Tra l’altro ho ereditato una situazione insostenibile: la spesa per l’illuminazione pubblica era folle, quasi 90 mila euro, ora si è dimezzata. C’è perfino qualcuno che ha pensato di sostituire da sé la lampada rotta: lo abbiamo lasciato fare ma non è che non sappiamo quello che succede nel paese».

Di sicuro lo stato dei lampioni pubblici non è il problema più grave affrontato in questi anni.

«Abbiamo avuto Vaia, la frana di Suppiane, il Covid, la chiesa di San Martino. E in Comune ho solo una persona all’ufficio tecnico e un dipendente a tempo parziale. Non è stato facile. Ma è stata una bellissima esperienza, ho imparato un sacco di cose, anche dal punto di vista umano». —

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