Valsabbia, la Cassazione ha deciso sul risarcimento

GOSALDO. Danni Valsabbia: sul maxi-risarcimento deciderà il giudice ordinario. Le sezioni unite della Cassazione hanno escluso che la competenza sia di quello amministrativo. La causa da 39 milioni di euro può cominciare, davanti al tribunale giusto. Il ricorso di Eva Valsabbia è per la centralina bloccata in valle del Mis, dopo che Regione, Parco delle Dolomiti Bellunesi e Comuni di Sospirolo e Gosaldo avevano dato l'autorizzazione a procedere.
La vicenda era cominciata nell’ottobre 2006, quando la società bresciana aveva presentato alla Regione la richiesta del certificato di compatibilità ambientale e dell’autorizzazione a realizzate una centralina idroelettrica sul Mis. La Giunta regionale aveva approvato il progetto, sentito il parere dell’autorità di Bacino e avuto il nulla osta dal Parco e il parere favorevole della commissione per la Valutazione di impatto ambientale. Venne firmata una convenzione con Gosaldo e Sospirolo e nel marzo 2010 era stata rilasciata la concessione di una piccola derivazione, che prevedeva l’utilizzo per 20 anni delle aree demaniali. Poi il ministero dello Sviluppo economico aveva dato il via libera alla costruzione di linee elettriche in cavo interrato e la Provincia aveva autorizzato costruzione e attivazione della cabina di allaccio alla rete di media tensione. Infine, nel 2012 Veneto Strade aveva rilasciato la concessione per l’esecuzione dei lavori di interramento della condotta idraulica e di construzione della centrale.
Il provvedimento della Regione è stato impugnato da diverse associazioni ambientalistiche al Tribunale superiore delle acque pubbliche , che ha dichiarato la carenza di legittimazione di quasi tutte. Respinto il ricorso del Wwf. Nell’aprile 2012, Eva Valsabbia ha cominciato i lavori non solo della centrale, ma anche delle opere di derivazione dell’acque e di modifica della strada. Ma lo stesso Wwf ha impugnato la sentenza del Tribunale, con il risultato che la Cassazione ha annullato l’autorizzazione della Regione, che di conseguenza ha dovuto ordinare alla società la sospensione dei lavori e l’elaborazione di un progetto di ripristino dei luoghi.
È a quel punto che Valsabbia ha chiesto un risarcimento davanti al Tribunale di Venezia, ritendendo che la competenza fosse del giudice ordinario. Le controparti hanno eccepito in maniera diversa sulla giurisdizione, ma in definitiva l’alternativa poteva essere il giudice amministrativo. Valsabbia si è rivolta direttamente alla Suprema corte, che ha stabilito che si può chiedere un risarcimento all’amministrativo solo quando il danno sofferto è una conseguenza immediata dell’illegittimità del provevdimento che ha impugnato. Tocca a quello ordinario e la causa può cominciare.
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