Vandali alle ex officine di Agordo presi con le fototrappole

Tre minorenni italiani identificati grazie alle immagini dopo il danneggiamento di due portoni a Molin dei Còt

AGORDO

Sfondano due portoni alle ex officine dei congegnatori meccanici a Molin dei Còt di Agordo, ma vengono individuati grazie alle fototrappole.

Gli autori del gesto vandalico sono tre minori italiani (due dell’Agordino e uno residente fuori della vallata), che lunedì mattina si sono recati allo stabile in riva al torrente Rova, poco sopra la piscina comprensoriale di Agordo, e hanno sfondato due portoni: uno che dà accesso a un locale ancora in uso all’istituto Follador, l’altro a un magazzino comunale dove viene depositato materiale dell’Atletica Agordina.

«Da quello che so – spiega il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit – non è stato rubato nulla. Il danno procurato riguarda solo i due portoni».

Quello di lunedì è solo l’ultimo di una serie di atti vandalici che ormai da molto tempo si registrano con una certa frequenza nel territorio comunale di Agordo. Stavolta, però, i colpevoli del reato sono stati identificati.

«In passato si erano già verificati degli episodi di vandalismo e di abbandono di rifiuti a Molin dei Còt – spiega Da Roit – motivo per cui avevamo installato un paio di fototrappole in zona, per monitorare il piazzale e anche l’argine del torrente. E proprio le fototrappole hanno consentito di dare un’identità agli autori dello sfondamento delle porte alle ex officine: sono tre minori italiani».

L’amministrazione comunale dispone di tre fototrappole, strumento adottato per cercare di far fronte a quella che, ormai, è considerata a tutti gli effetti un’emergenza.

«Già in passato – continua Da Roit – le fototrappole (che sono facilmente spostabili) sono state utili per identificare autori di altri reati ambientali e ora lo sono state a Molin dei Còt. Dovessimo stare a quello che succede sul territorio (scritte con le bombolette spray, immondizie abbandonate, distruzione di oggetti), dovremmo videosorvegliarlo tutto, ma non possiamo per una ragione economica».

Sta di fatto che stavolta gli autori del reato hanno un nome e un cognome.

«Va ricordato a loro e a tutti – sottolinea Da Roit – che stiamo parlando di reati, e non di bravate o ragazzate, che portando con sé delle conseguenze. E questo deve essere chiaro ai ragazzi e ai loro genitori. Viviamo in tempi di evidente degrado etico-morale e di decadimento civico». —



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