Vandali sul lago: tre pedalò distrutti in fondo a “la busa”

Centro Cadore. Franco Toffoli denuncia il fatto ai carabinieri Ma non è la prima volta che si registrano fatti del genere

CENTRO CADORE. I pescatori che operano sul lago Centro Cadore, non bastasse l’Enel che li ha privati dell’acqua, la notte tra domenica e lunedì hanno ricevuto la visita dei vandali che hanno distrutto almeno tre pedalò.

«Ieri mattina», racconta Franco Toffoli, uno dei pescatori proprietari di queste imbarcazioni, «quando mi sono recato sulla riva del lago dove avevo lasciato i pedalò, non li ho più trovati. Allora mi sono messo alla ricerca delle imbarcazioni e, girando lungo la riva, con mio grande stupore, li ho trovati in fondo alla grande buca formatasi sulla riva a causa dell’erosione del materiale gessoso provocata dalla laminazione delle acqua del lago e che noi chiamiamo "la busa". Evidentemente qualcuno, durante la notte tra domenica e lunedì, si era divertito a gettare i pedalò nella buca, mandandoli a fracassarsi sull’acqua che nella buca è sul fondo ad oltre 20 metri dal livello della riva, tanti quanto è sceso il livello dell lago. Non potendo fare nulla, ho lasciato le imbarcazioni dov’erano e mi sono recato nella caserma dei carabinieri di Pelos, dove ho sporto denuncia contro ignoti».

«Non è la prima volta che succedono fatti del genere», racconta Attilio Fedon, abitante di Vallesella, anche lui appassionato di barche, «anche io ne avevo comperata una tempo fa. Mi piaceva molto e di notte l’ancoravo con una catena ad un palo. Una mattina, non ricordo quante settimane fa, non l’ho più trovata. Avevano tagliato la catena e l’avevano portata via. E da allora non l’ho più ritrovata».

Nel pomeriggio di ieri, nella zona teatro dell’atto a vandalico, è arrivata anche la pattuglia dei carabinieri di Pelos, che ha iniziato le indagini, partendo proprio dalla grande buca. “La busa", come viene chiamato abitualmente, è una fenditura nella riva del lago dove l’acqua filtra attraverso la sabbia del fondo e crea come un lago a se stante. Per questo tirare sulla riva normale i mezzi che oggi si trovano sul fondo non sarà facile e ci vorranno del mezzi piuttosto potenti e che con il peso delle ruote o dei cingoli non sprofondino nella melma puzzolente che la diminuzione del livello dell’acqua ha lasciato. Il posto, seppur vicino alla riva, con il paese di Vallesella alle spalle, in questi giorni è una desolazione perché ormai l’acqua del Piave scorre a circa 100 metri dal posto dove erano sistemati i pedalò e dove ce ne sono ancora alcuni, immobili sulla sabbia come sono anche le canoe. La zona, che si raggiunge scendendo dalla casetta del parco di Vallesella, dalla quale dista circa 500 metri, è rimasta tristemente nella memoria dei giovani di Vallesella e Domegge perché da quel posto partirono con la canoa i due ragazzi che nel luglio di alcuni anni fa annegarono nel lago.

Vittore Doro

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