Vanno in 80 al giorno a sciare sul ghiacciaio: Cai e Mw insorgono
CALALZO. Non c’è neve a valle. Gli appassionati di scialpinismo volano in quota. E si divertono. Lo fa intendere l’eliski ai piedi del monte Antelao, in territorio di Calalzo. «In un solo giorno ci sono stati in 80, proprio recentemente», ammette Enrico Ghezze, presidente degli impiantisti di Cortina, San Vito e Misurina. Che non teme la nuova moda come concorrenziale; anzi, la valuta come parte integrante dell’attività svolta dal circo bianco di cui è coordinatore. Nel senso che, a suo avviso, l’offerta si amplia e, quindi, Cortina riesce a soddisfare più esigenze. Per Ghezze, insomma, l’elitaxi è un’opportunità e non un problema.
Non sono invece dello stesso avviso sia il Club Alpino Italiano e sia le associazioni ambientaliste, come ad esempio Mountain Wilderness. E’ da anni, infatti, che il Cai sollecita una normativa nazionale per proibire l’uso dell’elicottero alle grandi altitudini, se non per soccorso e servizio. Con qualche perplessità, dunque, il Cai veneto aveva preso atto della delibera del Comune di Calalzo, del 23 dicembre 2013, che permetteva l’eliski in fondo alla Val d’Olten; comunque con vincoli molto severi, perché il sindaco Luca De Carlo in tema ambientale non è affatto permissivo. Alla proposta di Alex Pivirotto, a nome delle Guide alpine 3 Cime di Lavaredo, l’Amministrazione De Carlo, ascoltati il Collegio regionale delle Guide, il Cnsas e il Cai, concedeva la pratica dello sci sul ghiacciaio dell’Antelao e sul vallone esposto a Nord, che scende fino in Val d’Oten, alle seguenti condizioni: che non avvenisse nelle giornate di sabato e domenica; che fosse permesso solo per un massimo di tre giorni; che l’orario fosse limitato dalle 7 alle 12; che il numero massimo consentito non fosse superiore alle 12 persone per non più di 3 rotazioni. Si prevedeva, inoltre, che la società elicotteri potesse operare solo con la presenza a bordo di una guida alpina e che, dopo aver scaricato gli sciatori, riprendesse il volo, senza sostare. Regole ferree, dunque, dalle quali il sindaco di Calalzo non ha mai permesso che si desistesse. «Se è vero che in una sola giornata sono state trasportate, nei giorni scorsi, 80 persone», interviene Vittorio De Savorgnani, uno dei portavoce dell’associazione MW, «sarà il caso che chi ha concesso l’autorizzazione provveda a verificare il rispetto dei vincoli e, nel caso, di togliere i permessi».
Mountain Wildernes è contraria a questa pratica, come lo è il Cai. Lo conferma anche Umberto Martini, veneto di Bassano, che ricorda come in un recente incontro col il Governo, ai massimi vertici, il Cai «ha posto chiaramente la questione di una regolamentazione relativa all'uso indiscriminato di tutti i mezzi motorizzati nei territori montani per fini ludici e ricreativi, che va assolutamente contrastato», l’eliski in particolare. Inoltre la Commissione tutala ambiente montano del Cai è impegnata costantemente – fa sapere ancora Martini – nella promozione di frequentazioni della montagna “lente” e rispettose, considerato anche lo scarso innevamento degli ultimi anni che caratterizza le Terre alte durante la stagione invernale e i limiti degli impianti di risalita. «Per il Cai è indispensabile guardare oltre, è necessaria un'attenzione all'ambiente sempre più diffusa e condivisa, rivolgendosi soprattutto ai giovani, con attività che diano un senso alla frequentazione delle Terre alte. Pratiche come l'eliski rappresentano colpi di coda rispetto a ciò che la montagna oggi può concretamente offrire». Oggi se ne discuterà in sede Cai Veneto, a Conegliano.
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