Vello risponde in aula: «Dovevo sapere»

Sentito il sindaco di Lentiai, imputato per favoreggiamento. Fanigliulo assente giustificato, potrebbe parlare a gennaio
MEL-LENTIAI. Sconvolto per «l’interrogatorio» al quale si era sentito sottoposto, preoccupato per quello che stava succedendo nel suo comune. «Ho la responsabilità dei miei concittadini e del territorio» spiega Armando Vello, sindaco di Lentiai, rispondendo alle domande del pubblico ministero Roberta Gallego di fronte al collegio giudicante, «per questo già sulla strada di casa ho telefonato ai responsabili del fatto convocandoli nel mio ufficio il giorno dopo, sabato mattina».


Il sindaco di Lentiai, imputato insieme a Cosimo Fanigliulo, Fabio Cavalet, Nicola Eramo e Giovanni Agricola, è stato il primo a sottoporsi alle domande di pubblico ministero e difesa nel processo che vede sotto accusa, a vario titolo, l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Mel, due carabinieri, il comandate dei vigili di Lentiai e lo stesso primo cittadino.


Prima di lui, ieri mattina in tribunale, erano stati sentiti altri testimoni chiamati dall’accusa e presto toccherà a quelli della difesa. In mezzo, gli imputati che hanno accettato di rispondere alle domande. Mentre Cavalet ha scelto la strada del silenzio Vello, Agricola ed Eramo hanno accettato di parlare pubblicamente. Lo potrebbe fare anche Fanigliulo, ieri assente dall’aula: i suoi legali hanno presentato un certificato e verrà sentito, insieme ad altri testimoni assenti, nel corso della prossima udienza il prossimo 18 gennaio. In aula ci saranno solo i legali dello studio Riponti: Giorgio Gasperin ha rimesso il mandato.


Ieri intanto è toccato a Vello, accusato di favoreggiamento, spiegare perché il giorno dopo essere sentito come persona informata sui fatti dal procuratore Pavone avesse convocato nel suo ufficio Fanigliulo e Cavalet per chiedergli conto di quanto stava accadendo: al centro c’era la multa per eccesso di velocità presa dall’auto di Fanigliulo e pagata da Cavalet, una semplice sanzione amministrativa che portò, grazie alle successive indagini, ad addebitare al maresciallo accuse come abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico, arresto illegale e lesioni volontarie. «Alla fine dell’incontro con Pavone ero piuttosto scosso» spiega Vello in aula, «e volevo sapere cosa era successo». Nessuna reticenza da parte del sindaco, che ha risposto a tutte le domande di pm, difese e giudici. «Io ragiono in modo chiaro, pulito, sono una persona diretta» spiega Vello, «ma avevo necessità di capire cosa stava succedendo. Posso essermi mosso in modo ingenuo».


Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati anche i carabinieri Nicola Eramo e Giovanni Agricola, accusati insieme a Fanigiulo di arresto illegale nei confronti di Luchy Osarenkhoe. Domanda dopo domanda, è stato ripercorso quel 4 febbraio 2013 e, più in generale, il clima all’interno della caserma di Mel.


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