Vena d’oro, amata da regine e nobili La sua antica fonte guariva da tanti mali
Un’area storica
La storia delle proprietà dell’acqua della Vena d’Oro con la sua fonte risale ai tempi degli antichi romani. Al confine con la località Cugnan, infatti, sono state trovate delle sepolture con oggetti in bronzo perché era un punto strategico sulla via Claudia Augusta. Da questo antefatto si muove l’iniziativa del Comune di Ponte nelle Alpi che, con la collaborazione di Nuovi Orizzonti e Unione Montana Bellunese, ha fatto partire un progetto per la valorizzazione dell’antico sito che prende parte anche alla gara dei “Luoghi del cuore” del Fai.
Già nel 1400 si ha traccia di un eremo di frati che conoscevano le proprietà guaritrici dell’acqua della fonte locale che, definite della salute, veniva utilizzata per curare le persone. Dopo che a fine Settecento l’area era stata adibita a mulino per il grano, a metà dell’Ottocento arriva la grande idea della famiglia trevigiana Lucchetti: dare vita a un grande centro idroterapico. Nonostante lo scetticismo dei bellunesi, nel 1869 venne aperto il primo centro del Veneto che, poco a poco, avrebbe conquistato i favori della nobiltà di tutta Europa, che arrivava a Belluno per lunghi soggiorni estivi, desiderosa di trovare sollievo a varie vicissitudini dovute a problemi di pelle, stomaco ma anche a turbative psicologiche, come ansia e depressioni. Da qui la scritta in latino che campeggia sulla struttura che recita: “Quello che nessuno riesce a guarire, viene guarito dalla Vena d’oro”. Dotato di nuove e suggestive strutture per l’ospitalità alberghiera, il complesso della Vena d’Oro divenne un’indubbia attrazione, oltreché per le sue acque curative e per i trattamenti praticati, anche per l’amenità del parco e dei giardini che abbellivano l’intera e vasta area.
A fine secolo veniva registrato il significativo record di cento persone ospitate in contemporanea: le cronache dicono che il 50% di loro guariva e il 40% riscontrava notevoli miglioramenti. Grazie alla posizione di confine, la struttura era molto frequentata dalle classi dirigenti di Austria e Germania. Tra gli ospiti più illustri troviamo la regina d’Italia Margherita, ospitata nel 1882 con il figlio Vittorio Emanuele, che definiva il posto “degno di un castello”. In questo periodo il sito ha la sua età aurea con concerti, allevamenti di cavalli e diversi animali, ricca vegetazione e coltivazioni.
A inizio 1900 l’albergo viene chiuso e tutto diventa proprietà della Sade e poi di Enel. La Vena d’Oro viene così utilizzata come colonia di villeggiatura per dipendenti e famiglie, fino al declino degli ultimi anni. Dal 1930 agli anni Ottanta, tuttavia, l’acqua minerale della Vena d’Oro ebbe una buona fortuna, conquistando, fino a qualche anno fa, una propria nicchia nel mercato di settore delle acque da tavola. Oggi le regole sanitarie impediscono di usare quell’acqua a fini alimentari.
Tanti i punti di interesse naturalistico e storico del sito bellunese. Si parte dalla chiesetta, al cui fianco si trova un faggio che si stima abbia più di 200 anni ed è censito nella lista degli alberi monumentali. Poi il laghetto e il cosiddetto “Giardino delle streghe”, perché ci sono alcuni alberi dai rami contorti e inquietanti. Altro albero significativo è quello “del candelabro” con una serie di rami che crescono e si diramano verso l’alto. Si sale poi alla celebre fonte romana dove sgorga l’acqua a 7° che viene raccolta da vari canali. C’è poi il “Giardino delle rose”, tanto amato dalla regina Margherita, dove sono presenti alcuni animali, altri laghetti e pozze d’acqua. Infine il grande complesso dove sorgeva l’hotel con il suo salone delle feste in stile liberty. —
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