Venas, l’amarezza dei 15 sfollati: «Tutte le nostre cose sono andate in fumo»

VALLE
Resta inagibile il condominio di Venas ricavato dalla conversione dell’ex stabilimento Metalflex. Un violento incendio è scoppiato attorno alle 21.20 di sabato nel piano mansardato. I Vigili del fuoco, intervenuti in forze con personale permanente da Pieve di Cadore, Cortina e Belluno e personale volontario da Valle, Borca, Calalzo, San Vito, Lozzo di Cadore e Longarone hanno lavorato tutta la notte e anche ieri per spegnere gli ultimi focolai. Sei famiglie di residenti sono state evacuate e non ci sono feriti. Il condominio, su tre piani, abitato dai primi anni del 2000, è composto da 19 appartamenti di proprietà per lo più di vacanzieri. «Tutti gli appartamenti hanno subito danni», spiega il vice sindaco Gabriele Soravia che è stato fra i primi ad intervenire e a cercare soluzioni abitative per gli sfollati, «gli appartamenti al terzo piano sono completamente bruciati, gli altri hanno danni da acqua e fumo. L’impianto elettrico è inutilizzabile e sta arrivando una ditta specializzata per posare dei teloni sul tetto in quanto il colmo è a rischio. I Vigli del fuoco hanno fatto un lavoro straordinario e, anche il Bim ha aiutato e tramite Lovisotto si è presa acqua dalle cisterne di Peaio in quanto quelle di Venas verso le 4 di mattina erano vuote. L’unica nota positiva è che non ci sono morti né feriti. La vastità dell’incendio poteva causare un epilogo molto più tragico. Resta un grande senso di sconforto. C’è chi ha perso tutto e starà fuori casa per molte settimane. I danni sono ingenti».
Alcuni degli sfollati hanno passato la notte nel stanze del Posta, in centro a Venas, altri da amici o parenti. Ieri mattina erano già in cerca di appartamenti perché per almeno un mese non potranno tornare nelle loro case. I Vigili del fuoco hanno accompagnato i residenti nelle abitazioni che non sono bruciate per prendere i generi di prima necessità. Una notte di paura e di grande lavoro per pompieri, Carabinieri e Polizia intervenuti sul posto.
«Io e mia moglie Isabella stavamo guardando la tv», racconta Giovanni Gusatto, «abbiamo sentito urlare “fuoco, fuoco” e siamo usciti in poggiolo. La nostra vicina gridava per avvisare tutti e siamo usciti. Abbiamo passato la notte al Posta, ma non abbiamo chiuso occhio. Stamattina (ieri, ndr) con i pompieri siamo entrati n casa. Dalle mura scende acqua. Siamo stati giusto il tempo di prendere qualcosa. Tanti danni».
Hanno perso tutto Mara e il compagno Paolo Bianchi. «Avevamo appena finito di cenare», racconta Bianchi, «all’unisono sono suonati il telefono di Mara e il campanello. Mara ha risposto ed era un’amica che vive a Venas, in alto, e che vedeva fuoco sul tetto e ci avvisava. Alla porta erano i vicini per la stessa cosa. Abbiamo preso il cane e siamo scappati fuori lasciando le chiavi dentro. La notte la abbiamo trascorsa da amici. L’appartamento è completamente distrutto. Il piano sopra è andato a fuoco, con tutti i nostri vestiti e le nostre cose, il piano sotto è pieno di acqua. Abbiamo recuperato i documenti. Sabato notte vedendo le fiamme alte ci siamo consolati al pensiero di essere vivi. Oggi è più dura. Si deve ripartire da zero. Ti vedi sfumare i sacrifici di una vita, i ricordi di famiglia, tutto quello che ognuno ha in una casa. Non c’è più niente».
Notte di terrore anche per Iolanda e Claudio Rizzi. Anche loro erano in casa a guardare la televisione e sono stati avvistai da vicini. «Abbiamo avuto tanta paura», dicono, «perché l’incendio era enorme. Spegnevano da una parte e si riaccendeva dall’altra. Il vento poi non aiutava». Le folate hanno portato il fumo sino a Tai dove nelle notte l’aria era diventata irrespirabile anche lì. I Vigili del fuoco hanno lavorato in condizioni estreme, ma senza sosta, anche per far sì che l’incendio non attaccasse le abitazioni vicine. Ora resta la paura. La solidarietà non manca. Vicino agli sfollati si sono stretti, oltre all’amministrazione comunale, i cittadini: chi ha ospitato qualcuno a casa sua, chi ha prestato vestiti, chi ha dato una parola di conforto. Ci si aiuta come si può». —
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