Vendramini - Collarin: forum al Corriere delle Alpi con i due candidati

Corrono per la poltrona di sindaco di Ponte nelle Alpi, si sono confrontati nella redazione del giornale su tanti temi importanti



Continuità o cambiamento? Paolo Vendramini e Enrico Collarin si sfidano per diventare sindaco di Ponte nelle Alpi. Hanno idee molto diverse su cosa è stato e su cosa serve per guardare al futuro: Vendramini punta a proseguire il lavoro avviato, «che ci ha permesso di avere servizi di eccellenza e un’alta qualità della vita, ma anche di sistemare le nostre scuole e investire risorse importanti nelle frazioni», afferma. Collarin vuole imprimere un cambiamento, «dopo 40 anni in cui Ponte è sempre stata amministrata dalla stessa parte politica». Vede il Comune «immobile e assente» e punta a vivacizzarlo, con iniziative che generino sviluppo. Si sono confrontati in un dibattito organizzato dal Corriere delle Alpi.

Cinque anni di amministrazione: tracci un bilancio.

Vendramini: «Provo una grande soddisfazione. Nonostante la nuova legge che ha tagliato risorse e i componenti del consiglio comunale e della giunta in modo severo, siamo riusciti ad essere presenti a tutti i tavoli di lavoro e a ottenere finanziamenti importanti. Sono stati investiti otto milioni di euro per le scuole, le infrastrutture, gli acquedotti, le piste ciclabili, la biblioteca, il teatro. Ma ricordo anche il lavoro fatto con l’Unione montana nelle frazioni, complessivamente sono stai investiti 500 mila euro e abbiamo intenzione di continuare questa operazione perché le frazioni meritano attenzione e decoro. Infine, abbiamo messo in piedi servizi di prima qualità, che rappresentano un valore aggiunto per Ponte nelle Alpi».

Collarin: «Ho la percezione di un comune immobile, che non ha saputo dare risposte agli annosi problemi del territorio (ex Comedil, la viabilità, il piano di assetto del territorio) e non ha ascoltato le esigenze delle frazioni. C’è la percezione di un Comune assente nelle piccole e nelle grandi cose, come la sicurezza e le asfaltature. Abbiamo un grande bacino di volontari, ma le associazioni non si sentono ascoltate. Inoltre è mancata l’apertura nei confronti dei Comuni limitrofi, con i quali siamo legati. Ci siamo messi in gioco proprio per cambiare questa situazione, consapevoli che sia più importante prendere decisioni che cercare consenso».

Perché si candida?

Collarin: «Mi è sempre piaciuta la politica e l’esperienza fatta in amministrazione per dieci anni è stata molto formativa. Mi candido per cambiare Ponte nelle Alpi che da quarant’anni è amministrata dalla stessa parte politica, per fare squadra con altri enti e dare un impulso al Comune che a mio avviso è immobile».

Vendramini: «L’autunno scorso ho fatto un giro nelle frazioni e, visti i risultati ottenuti dalla nostra amministrazione, i cittadini mi hanno chiesto di andare avanti. Ponte non è immobile: è un comune attivo, vivace, in espansione, ha il maggior numero di laureati, un ottimo rapporto con la Regione e i ministeri e in quattro mesi ha saputo mettere a posto tutti i danni creati da Vaia grazie ai contributi arrivati».

Tre aggettivi per definire il suo programma.

Collarin: «Trasparente, umile perché ascolteremo sempre tutti, curioso perché intendiamo “rubare con gli occhi” buoni progetti portati avanti da altri»

Vendramini: «Concreto, efficace e in continuità con il nostro primo mandato».

L’elettrodotto è un problema annoso a Ponte ma dopo 10 anni l’iter non si è ancora concluso e la progettazione è contestata da più parti. Qual è la sua posizione sul progetto, anche se si attende l’ultima revisione a seguito dell’accordo fra Terna e la Regione?

Vendramini: «Siamo consapevoli che queste progettualità hanno dei tempi di realizzazione molto lunghi. Ponte nelle Alpi ha un evidente problema, che combatte dall’inizio degli anni 2000. I cavi elettrici passano sopra le case di 600 famiglie e l’Organizzazione mondiale della Sanità ha indicato una correlazione fra alcune patologie tumorali e la presenza dei campi elettromagnetici. C’è stata una battaglia importante a Ponte, è sorto un comitato per chiedere l’interramento. Necessario, perché ancora oggi quattro classi delle scuole non vengono usate per più di 4 ore per la vicinanza con l’elettrodotto. Ora il 380 kV è stato completamente escluso dalla progettazione, si parla di interramento anche ad Andreane: la Regione ha indicato che questa è la strada possibile e attendiamo solo la definizione finale di un progetto storico per Ponte nelle Alpi, per la salute degli abitanti ma anche per le implicazioni urbanistiche, perché il territorio sarà liberato dagli elettrodotti».

Collarin: «L’unico risultato sarà il raddoppio della potenza della centrale elettrica di Polpet. Certo, c’è un oggettivo problema urbanistico e di decoro urbano per la presenza degli elettrodotti, ma sulla salute penso si stia facendo terrorismo psicologico. Ora c’è la forte necessità, ne ho parlato anche con la Regione, di dare una risposta a Terna che ha stanziato diversi miliardi per fare gli interramenti, ma Ponte nelle Alpi non deve guardare solo a sé stesso se poi piloni alti 60 metri passeranno in tutta la Valbelluna. Bisogna guardare con attenzione alle realtà a noi vicine e “tirare” con Terna fino a dove si può, ma a Ponte nelle Alpi si può partire perché i soldi per gli interramenti ci sono. Me lo hanno garantito i vertici della Regione».

Ponte è attraversata dall’autostrada. Da un lato è la sua fortuna, dall’altro il suo cruccio per il volume di traffico che comporta. Cosa pensa del prolungamento di cui si discute?

Collarin: «Noi siamo a favore, come lo siamo di tutte le cose che possono portare sviluppo al territorio. Ponte nelle Alpi potrebbe diventare un polo logistico importante e non vedo criticità nel fatto che saremmo bypassati dall’autostrada. Certo, il prolungamento comporterebbe l’eliminazione della bretella gratuita Cadola – Pian di Vedoia, e dovremmo pensare a trovare alternative perché sulle nostre strade aumenterebbe il traffico».

Vendramini: «Io penso che i bellunesi non debbano più essere presi in giro. Servono finanziamenti importanti, che non ci sono, serve un progetto, che non esiste. Dagli anni ‘70 sentiamo parlare della Venezia – Monaco, ma non c’è nulla, quindi è inutile parlarne. Quello che serve, secondo me, è una metropolitana di superficie: oggi Ponte nelle Alpi è attraversata quotidianamente da 24 mila auto, quest’opera permetterebbe di mitigare il traffico. Quello che serve è una mobilità sostenibile».

Quali sono i suoi obiettivi per i prossimi cinque anni?

Collarin: «Il decoro e la tutela del territorio e dell’ambiente, la sicurezza e la vita nelle frazioni. Gli ultimi dati della Cgia di Mestre ci vedono in recessione, abbiamo perso 300 abitanti in dieci anni, perso attività economiche e del manifatturiero. Non siamo più un comune attrattivo e noi pensiamo si debba ricreare quell’unità territoriale che è venuta a mancare e definire un’identità per il nostro comune, che è diviso. Noi puntiamo sull’ascolto continuo delle persone, sulle manutenzioni. Vogliamo snellire la macchina amministrativa rivedendo i regolamenti. Pensiamo che il municipio debba tornare ad essere la casa dei cittadini, vogliamo portare il servizio di trasporto pubblico locale. Fare piccole cose, ma concrete.

Vendramini: «Io ho dati diversi, i parametri sulla qualità della vita sono tutti altissimi. Le frazioni sono vivaci. Un servizio di trasporto nel nostro territorio c’è già, si chiama Su e do par i Coi e permette agli anziani che vivono nelle frazioni di raggiungere il centro del paese. Vogliamo continuare a migliorare i servizi, che sono già di eccellenza, a risolvere alcune problematiche come abbiamo fatto negli ultimi 5 anni, ad esempio quello dell’acqua ai Coi de Pera. La sicurezza dei cittadini dipende anche da queste cose. Abbiamo avviato il controllo del vicinato, molti cittadini hanno preso per mano le loro frazioni. Questo è il vero volto di Ponte nelle Alpi. Abbiamo combattuto la centralina idroelettrica sotto il ponte di santa Caterina, perché per noi l’ambiente è un valore, e ottenuto un finanziamento di 900 mila euro per sistemare quel ponte, dopo 50 anni. Questo è il futuro di Ponte nelle Alpi: rispetto dell’ambiente, delle acque, del territorio».

Come vede Ponte fra dieci anni?

Vendramini: «Se continuiamo a tutelare il territorio e a lavorare sui servizi lo vedo un comune in crescita».

Collarin: «Un comune più unito, con una sua identità e con frazioni più vive». —





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