Vendute all’asta trenta mucche

Il proprietario in difficoltà anche per la riduzione del prezzo del latte

BELLUNO. Sono state tutte vendute le 30 mucche di proprietà di un’impresa agricola bellunese, e che ieri sono finite in un’asta pubblica. Per poco più di 15 mila euro, compratori da fuori provincia si sono portati a casa quei 30 bovini che, acquistati all’epoca per 2.500-3.000 euro l’uno, un tempo hanno fatto dell’azienda di Vezzano una delle migliori fornitrici di latte della cooperativa Lattebusche. Si parla di circa 20-25 quintali al mese.

Ora, invece, la crisi economica, qualche investimento magari troppo impegnativo e poi il prezzo del latte troppo basso hanno costretto il titolare dell’allevamento a vendere i suoi animali da reddito.

Una decisione estrema per una situazione pesante, che nessuno si sarebbe mai immaginato. E che ora potrebbe portare alla chiusura definitiva dell’attività.

Ma di imprese in difficoltà a causa della “guerra” del latte, ce ne sono molte nel Bellunese. E qualcuna di queste, se presto non riceverà degli aiuti o il prezzo della materia prima prodotta dalle vacche non salirà, potrebbe essere costretta a chiudere i battenti. Il presidente di Coldiretti, Silvano Dal Paos da tempo ha lanciato l’allarme sulla questione e insieme a lui anche le altre associazioni hanno evidenziato come un ulteriore ribasso del prezzo del latte potrebbe portare a una crisi ancora più grande per le imprese agricole locali.

«Per fortuna, ancora oggi, Lattebusche, la cooperativa a cui la maggior parte delle nostre imprese conferisce», sottolinea Dal Paos, «riesce a pagarci il latte a 44 centesimi al litro, ma dobbiamo fare i conti con la concorrenza che non viene soltanto dai Paesi stranieri, dove il costo al litro è di 25-24 centesimi, ma anche dal Friuli Venezia Giulia da dove arriva sui nostri mercati veneti a 26 centesimi».

Ma quello che preoccupa ancora di più è che «Assolat, l’associazione dei produttori industriali di latte», prosegue il presidente di Coldiretti, «dopo aver concordato con le nostre associazioni di categoria il prezzo a 36 centesimi, dal primo febbraio scorso lo ha ribassato a 32. La situazione si sta facendo insostenibile, specialmente», prosegue con trepidazione, «per una realtà montana come la nostra, dove i costi di mantenimento dei bovini e degli animali in genere è comunque più elevata».

La preoccupazione degli allevatori cresce di giorno in giorno, e Coldiretti si dice pronta a tornare in piazza, a portare avanti ulteriori iniziative di protesta «per far arrivare a chi di dovere il nostro grido di allarme, per fermare questo sistema che ci sta danneggiando troppo, tanto che non si escludono ulteriori chiusure, nel nostro territorio, di imprese agricole. Il vero allarme ora», conclude Silvano Dal Paos, «è solo ed esclusivamente il latte e il suo prezzo che si sta riducendo sempre di più». (p.d.a.)

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