Veneto Strade, 90 lavoratori a rischio

Lo prospetta l’amministratore delegato Vernizzi se la Provincia di Belluno non garantirà i 15 milioni di euro per il 2018
Female teacher teaching her students in a classroom
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BELLUNO. Se il piano regionale di far entrare in Veneto Strade anche Anas non dovesse andare in porto, la Provincia di Belluno per il 2018 dovrà garantire 15 milioni di euro. Se così non fosse, dal primo gennaio il servizio di manutenzione delle strade sarà interrotto e i 90 lavoratori bellunesi finiranno in cassa integrazione. Visto l’avanzare dell’inverno, quindi, c’è il rischio di trovarsi con le strade coperte di neve senza che nessuno le pulisca. E il disagio, per una provincia montana come Belluno, non sarebbe indifferente.


Questo è il quadro ribadito ieri durante l’incontro tra i vertici di Veneto Strade, le Province, la Regione e i sindacati di categoria, che hanno sollecitato questo confronto, visto il persistere del blocco, da parte degli enti di area vasta veneti, della cessione delle loro quote all’interno della società stradale. I sindacati hanno anche organizzato una manifestazione di protesta a Mestre, durante l’intero svolgersi del confronto. Dal Bellunese sono arrivati venti dipendenti di Veneto Strade, visto che gli altri erano tutti impegnati proprio nello sgombero della neve caduta copiosa in provincia.


«La cosa vergognosa», sottolinea con amarezza la segretaria della Filt Cgil, Alessandra Fontana, «è che delle sette Province chiamate al tavolo se ne sono presentate soltanto due: Verona e Belluno. Siamo sconcertati di fronte all’irresponsabilità di chi sfugge al confronto non solo con la Regione, ma anche con i sindacati che rappresentano i lavoratori, persone in carne ed ossa che ora rischiano di rimanere a casa se l’unica soluzione che può garantire continuità alla società e lavoro ai dipendenti, presentata dall’assessore De Berti, non dovesse andare in porto. Ormai siamo già fuori tempo massimo».


La soluzione di palazzo Balbi, a dire la verità, pare allontanarsi sempre di più. L’unica speranza è che domani pomeriggio, quando l’Upi (Unione delle province) si troverà a Padova per presentare la valutazione delle quote societarie, la situazione possa sbloccarsi. Ma non pare così probabile. E allora l’amministratore delegato di Veneto Strade, Silvano Vernizzi, sempre domani, presenterà al consiglio di amministrazione la proposta di inviare una lettera a Regione e Provincia di Belluno affinché garantiscano, entro il 31 dicembre, rispettivamente 30 e 15 milioni di euro per l’attività 2018, «altrimenti dal primo gennaio si bloccherà tutto e i lavoratori finiranno in cassa integrazione», anticipa Vernizzi.


«Ormai siamo tutti appesi alla volontà dell’Upi», sottolinea l’assessore veneto alla mobilità Elisa De Berti, «Upi che è diventato il nuovo socio di Veneto Strade dato che tiene in pugno le sorti della società. Eppure mi pare di aver fatto capire chiaramente che la soluzione da noi prospettata sia l’unica che consente di garantire risorse strutturali per la società».


«Due sono le soluzioni», interviene anche Roberto Padrin, presidente di palazzo Piloni, «da una parte il piano regionale con Anas e dall’altra il pagamento da parte nostra dei 15 milioni di euro. Ad oggi, però, ne abbiamo soltanto sei, gli altri saranno da trovare. Comunque sia, domani all’incontro Upi si dovrà a tutti costi risolvere la questione».


Intanto, la nuova perizia commissionata dall’Upi evidenzia due scenari: se la società dovesse continuare l’attività, il valore delle quote andrebbe da 5,8 (come da studio Praxi) a 18 milioni di euro; se la società fosse messa in liquidazione, invece, il valore scenderebbe a 8 milioni. «Una perizia che i nostri uffici stanno analizzando, ma che per noi non ha alcuna valenza in quanto di parte», ribadisce De Berti.




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