Veneto Strade al verde, rischiano 90 lavoratori
VENEZIA. Corsi e ricorsi della storia: mentre il Veneto discute sulla creazione di un polo autostradale del Nordest imperniato su Cav spa che incassa i pedaggi del Passante di Mestre, Veneto Strade mette in cassa integrazione 90 dipendenti a Belluno perché mancano soldi per garantire la manutenzione stradale. La decisione sarà presa oggi dal consiglio di amministrazione, prigioniero dello schema descritto da Tito Livio 2.200 anni fa: mentre a Roma si consultano sul da farsi, Sagunto viene espugnata. Niente di nuovo sotto il sole. Magra consolazione, anche perché Belluno rischia di essere solo la prima in lista: le altre province hanno minor estensione di strade di montagna, ma la manutenzione non è in condizioni migliori. «È un momento delicatissimo», ammette l’amministratore delegato Silvano Vernizzi, «il problema grosso è Belluno, ma a breve si riproporrà a cascata anche altrove».
Nel Bellunese, Veneto Strade gestisce 200 chilometri di viabilità regionale: qui i finanziamenti sono assicurati dal rapporto diretto con la Regione e tutto fila liscio, almeno per il momento. Poi ci sono 309 chilometri di provinciali “storiche”, che da sempre erano in capo alla Provincia, più altri 340 chilometri di strade provinciali trasferite dall’Anas. Sono questi 649 chilometri a costituire il problema. Il campanello d’allarme, ma forse è meglio parlare di campanaccio, sbattocchiava già a dicembre: una lettera di Veneto Strade informava l’amministrazione provinciale che, in assenza totale di finanziamenti da parte della Provincia, la società non sarebbe stata in grado di assicurare la manutenzione sulla viabilità ordinaria nel 2017.
Ne era seguita una drammatica riunione in prefettura il 30 dicembre. «Il prefetto di Belluno ci rimproverava la violazione dell’articolo 16 della Costituzione, di impedire la libertà di circolazione, diffidandoci dall’abbandonare la manutenzione stradale», ricostruisce Vernizzi. «D’accordo che non possiamo abbandonare Belluno, ma non possiamo neanche battere moneta: o qualcuno ci dà i soldi oppure come facciamo a pagare il personale e i mezzi?».
L’accordo alla fine è stato trovato: Daniela Larese Filon, presidente della Provincia, si è impegnata a garantire per dodicesimi la quota trasferita a Veneto Strade nel 2016 anche per gennaio e febbraio 2017. La copertura del servizio è stata salvata in extremis. «Ci sono nevicate in corso e noi stiamo pulendo regolarmente le strade a Belluno. Garantiremo la manutenzione fino alla fine del mese, ma non possiamo andare avanti così», sostiene Vernizzi. «Ci mancano soldi. Ho scritto alla presidente informandola che dal 1° marzo interromperemo il servizio. Lei ci ha risposto che può solo continuare per pagamenti in dodicesimi. Ma questa modalità non è più accettabile: o la Provincia di Belluno ci garantisce una cifra precisa per il 2017, non occorre che trasferisca subito il denaro, è sufficiente che ci dica l’entità della somma e si impegni a pagarla. In questo modo possiamo farci anticipare la cifra dalle banche e lavorare. Oppure siamo costretti a rimettere tutto in discussione».
Ed è quello che avverrà oggi in consiglio di amministrazione di Veneto Strade, dove Vernizzi si presenta con una richiesta choc: «Chiederò l’autorizzazione ad attivare la cassa integrazione per 90 persone a Belluno. Se dal 1° marzo non gestiremo più le strade, cosa facciamo fare alle 90 persone che ci lavorano? Soprattutto con che cosa le paghiamo?».
Riassumiamo con parole nostre: Belluno rischia di restare appiedata dalla neve caduta finalmente dopo tanti mesi; Veneto Strade spa è costretta a fare programmi mensili come succedeva nelle famiglie venete degli anni Sessanta, prima del boom; la potente Regione Veneto, defraudata dell’autonomia per non dire dell’indipendenza cui tanto aspira, non riesce a garantire la pulizia delle strade ereditate da quel carrozzone chiamato Anas. Al quale forse bisognerà tornare. Che dire, buon viaggio?
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