Veneto Strade, arrivati i cinque milioni
Inseriti nel decreto Milleproroghe, serviranno per chiudere i conti del 2017. Ma resta l’incognita sulle risorse per il 2018
BELLUNO. Sono arrivati i 5 milioni di euro tanto attesi da Anas per pagare l’attività di Veneto Strade per l’anno in corso. Le risorse sono giunte proprio ieri in Provincia, mettendo così la parola fine alla querelle sui fondi per l’attività dell’azienda delle strade. Il governo ha quindi rispettato l’impegno preso a febbraio, quando la somma era stata inserita all’interno del decreto Milleproroghe. Ma è presto per cantare vittoria. Per il 2018, infatti, l’incertezza regna sovrana.
La notizia è stata rivelata ieri pomeriggio dal presidente della Provincia, Roberto Padrin, nel corso dell’assemblea dei sindaci, durante la quale è stato fatto il punto su Veneto Strade. «Per quanto riguarda il 2018 il nostro ente ha previsto a bilancio 4 milioni di euro per le strade storiche, mentre ad oggi c’è un solo milione di euro per le ex Anas. Per questo è necessario che lo Stato ci trasferisca le risorse che ci dava un tempo per sostenere questo servizio».
«Sarà anche importante capire l’evoluzione della società», ha spiegato Padrin, che ha ribadito l’intenzione di Palazzo Piloni di cedere parte delle sue quote all’interno di Veneto Strade alla Regione «per permettere così a Venezia di definire l’accordo con l’Anas».
Una situazione ingarbugliata: ancora una volta tutto dipenderà da cosa decideranno le altre Province venete. Ad oggi, ad avere comunicato l’uscita dalla società sono state Vicenza e Verona, attendono l’esito della controperizia sul valore delle quote societarie invece le Province di Padova, Treviso e Rovigo; Venezia, invece, ha espresso chiaramente la volontà di restare in Veneto Strade.
«A questo punto resta in forse il piano regionale, che per realizzarsi ha necessità di incamerare il 71% delle quote degli altri soci», ha precisato il presidente Padrin. «Con la sola uscita di Verona, Vicenza e parte di Belluno, Palazzo Balbi non riuscirebbe ad avere la maggioranza nella nuova società e ciò non accadrà neppure se accetteranno anche Rovigo e Treviso. Le prossime giornate saranno determinanti per capire come evolverà la situazione e se il prossimo anno saremo ancora dentro la vecchia compagine di Veneto Strade o se ce ne sarà una nuova».
Intanto i primi cittadini presenti ieri a palazzo Piloni (un po’ più della metà, cosa che lo stesso Padrin ha sottolineato, dispiacendosi della scarsa partecipazione) hanno votato all’unanimità il documento che definisce l’agenda per l’autonomia della Provincia di Belluno, dopo il referendum del 22 ottobre. Si tratta di un’agenda indirizzata sia alla Regione che al Governo, con la quale si rivendicano, oltre al ripristino dell’elettività degli organi della Provincia, anche «un adeguato livello di autonomia finanziaria e organizzativa. Bisognerà tenere conto, nel considerare i costi standard, del fattore montagna e consentire all’ente di area vasta di fruire di nuove assunzioni». «Governo e Parlamento», si legge nel documento, «dovranno affrontare il nodo della viabilità ex Anas, favorendo il ripristino del federalismo stradale». La Provincia di Belluno chiede inoltre di avere la garanzia di essere coinvolta al tavolo del negoziato Stato-Regione.
Alla Regione, Belluno chiede di aprire un tavolo istituzionale per dare gambe alla legge 25, di restituire le materie di caccia e pesca e di dare le risorse necessarie per la montagna.
A definire il percorso che la Provincia dovrà seguire nel post referendum sarà un gruppo di esperti capitanati dall’avvocato Enrico Gaz e composto da Maurizio Busatta, Gian Candido De Martin, Diego Cason e Angelo Tanzarella. «Definiranno il perimetro entro cui possiamo muoverci», ha detto Padrin, «poi spetterà ad un gruppo esterno quantificare il valore economico-finanziario delle funzioni che chiediamo. Chiarito questo, chiameremo al tavolo tutte le associazioni di categoria e sindacali per condividere il percorso».
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