Venezia in pressing per diminuire le quote dei rilasci
BELLUNO. Continua il pressing della Regione, nella fattispecie dell’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin, sui Consorzi di bonifica e la loro federazione affinchè convincano gli agricoltori del Trevigiano, e non solo, a rinunciare a una quota di derivazioni per lasciare laghi e bacini con un po’ di più d’acqua. Bottacin ha assicurato che nell’arco di una settimana o poco più la soluzione sarà trovata. «Ma la “moral suasion” non basta», interviene l’ex consigliere regionale del Pd, Sergio Reolon, una vita dedicata a questa problematica. «I Consorzi di bonifica sono in prorogatio. È da anni che la Regione viene sollecitata a dare una definizione a questo problema, dettando nuove misure per l’utilizzo delle acque. Che cosa aspetta ancora?».
Secondo Reolon bisogna fissare, una volta per tutte, il livello minimo degli invasi e da qui non andare in deroga, per nessun motivo. «È dimostrato, infatti, che il tema della laminazione delle piene non ha nessun senso. Sollevarlo è perdere tempo». L’ex regionale del Pd sollecita, quindi, il neoassessore bellunese a puntare diritto al nodo, «senza perdere tempo rivolgendosi al Governo, magari attraverso il ministro Galletti».
Ma Bottacin non ci sta ai rimproveri, specie se arrivano da un esponente politico – precisa – «che in questi anni ha ottenuto poco, se non addirittura niente in materia. La legge nazionale 152 del 2006, all’articolo 167, riconosce le priorità dell’agricoltura per quanto riguarda l’uso delle acque. Finchè non si modificano i parametri di questa legge, non sarà possibile ottenere nulla di definitivo, se non le concessioni come quelle di cui stiamo trattando con i Consorzi, bontà loro». L’assessore dice di averne parlato anche al ministro Galletti a Roncade. «Galletti ha riconosciuto, appunto, che la responsabilità è loro. E cioè che la normativa va aggiornata. E questa disponibilità l’ha manifestata anche in una pubblica dichiarazione».
Quanto, poi, alle nuove centraline idroelettriche, «anche in questo caso», puntualizza Bottacin, «è il Governo che deve aggiornare la legge, per esempio introducendo l’approccio dell’effetto cumulo». Significa che lungo il Piave, dove in un determinato chilometraggio ci sono già delle centraline, non possono essere riconosciute altre concessioni. «Qui mi trovo d’accordo con l’assessore Bottacin», ammette Reolon, «ma è la Regione che deve emanare le normative». «No, è il Governo», replica Bottacin, «tant’è che il ministro mi ha risposto che provvederà».
Per l’ex dirigente Pd, però, sul tema la Regione ha una competenza specifica, che nel recente passato non ha voluto esercitare. «Ripetutamente abbiamo posto il problema sia in Commissione Ambiente, presieduta da un leghista, sia con l’assessore Conte, pure lui della Lega, e sempre ci siamo trovati di fronte a dei no». No a un dispositivo di legge che considerasse l’effetto a cumulo. Ma no anche a una moratoria, come quella adottata dalla Provincia di Trento: basta autorizzazioni finchè non sarà varata la nuova legge. «Bottacin deve prendere il suo presidente e convincerlo che è urgente un piano di tutela delle acque e dentro questo piano vanno inserite norme stringenti per centellinare le captazioni, passando anche attraverso la moratoria».
Ma c’è un ultimo problema che la Regione dovrà affrontare: la classificazione dei corsi d’acqua, imposta dall’Europa. Il Veneto non ce l’ha e Bruxelles ha ammonito Roma perché metta in riga la Regione. Torrenti e fiumi vanno tutti riportati ad uno stato di salute “buono”; stando alla direttiva Ue, oggi non lo sono proprio tutti. Se poi la Regione individuasse qualche fiume eccellente, dovrebbe smantellare le centraline che vanta, o non concedere l’installazione, se ci fossero richieste in tal senso.(f.d.m.)
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