«Venezia sblocchi i fondi o si muore»
BELLUNO. «La Regione Veneto sblocchi i contributi per sostenere le scuole paritarie». Il grido di aiuto arriva da Maurizio Fontanelle, referente bellunese degli istituti Fism che denuncia una situazione molto pesante. «Siamo in grandissima difficoltà per il ritardo con cui da Venezia erogano i fondi ai nostri asili», spiega Fontanelle. «Basti pensare che avanziamo ancora il saldo del 2013, oltre all’acconto 2014, ponendoci un grave ed allarmante problema di sopravvivenza. Finché non sarà fatto il riparto 2014 dalla Regione non riceveremo nulla e nel frattempo noi dobbiamo pagare i nostri docenti oltre a sostenere tutte le spese relative al mantenimento delle nostre attività».
Il Veneto per asili nido e scuole dell’infanzia paritarie ha stanziato un contributo di 42 milioni di euro (di cui un milione per il Bellunese), somma che dovrebbe servire a pagare anche i 10 mila dipendenti (250 nella provincia montana per 36 scuole) che rischiano invece di rimanere senza stipendio. Intanto, però, molti asili iniziano ad essere in sofferenza tanto che sono già tre quelli che, negli ultimi anni, sono ricorsi ai contratti di solidarietà. «Ogni anno si ripresenta sempre la solita situazione: per fortuna il contributo comunale di Belluno non è stato ridotto, nonostante le ristrettezze dei bilanci, ma resta comunque un problema per i tempi di erogazione», dice Fontanelle che spiega come «per far fronte a questi ritardi, le scuole sono costrette a ricorre a finanziamenti, a mutui con le banche, o all’aiuto delle parrocchie. La preoccupazione principale è pagare chi lavora in queste strutture e garantire loro la tranquillità, ma se continua questo trend non sappiamo fino a che punto si potrà offrire questa serenità», prosegue Maurizio Fontanelle, che conclude: «Sapendo che i contributi sono già stati stanziati, è grave che siano tenuti ancora nelle casse della Regione. Per questo chiediamo con forza che vengano sbloccati al più presto per concedere una boccata di ossigeno ai nostri istituti. C'è da sperare che questo ritardo non si protragga fino al prossimo anno, ma che si possa tornare nei tempi normali di erogazione, dando certezza a chi lavora, come sarebbe giusto che fosse, anche perché, è bene ricordare, i nostri servizi hanno costi minori rispetto a quelli della scuola pubblica». (p.d.a.)
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