Venezia si riprende le deleghe, addio alla specificità

Nella Legge di stabilità vengono trasferite in laguna caccia e pesca, cultura, turismo: alla Provincia resta solo la difesa del suolo

BELLUNO. La Regione Veneto è pronta a riprendersi le funzioni non fondamentali delle Province, (compresa Belluno) alle quali rimarrebbero soltanto le deleghe relative alla difesa del suolo e all’industria e artigianato. La notizia ha suscitato le ire dei presidenti degli enti (diventati ormai di secondo livello) che venerdì si sono ritrovati a Padova e oggi incontreranno la giunta veneta per capire cosa sta accadendo.

La novità, non di poco conto per il territorio montano, è contenuta nel collegato alla legge finanziaria 2017 che è all’esame del consiglio veneto in queste settimane. Il disegno di legge regionale, come si legge, «contiene norme dirette ad innovare l’ordinamento regionale e in particolare, il I capo riguarda il riordino delle funzioni non fondamentali delle Province e della città metropolitana di Venezia, disponendo in ordine alla riallocazione delle funzioni».

In altre parole, se l’anno scorso la Regione ha trasmesso alla Provincia di Belluno le funzioni cosiddette non fondamentali (tra cui rientrano le politiche sociali, caccia, pesca, agriturismo, energia, pianificazione territoriale, lavori pubblici, protezione civile, turismo, mercato del lavoro, economia e sviluppo montano), dal prossimo anno è intenzionata a riprendersele. A questo punto la domanda sorge spontanea: dov’è l’attenzione alla specificità della montagna contenuta nella legge 25?

A chiederselo è la presidente Daniela Larese Filon che venerdì ha partecipato all’incontro dell’Upi veneto (Unione province italiane). «Abbiamo evidenziato questa situazione e il presidente Enoch Soranzo di Padova ha avuto mandato di incontrare oggi la giunta regionale per capire se c’è la possibilità di rivedere questo articolo del collegato. Se la risposta che riceverà sarà negativa, allora ci ritroveremo per decidere quali azioni mettere in campo per scongiurare un simile disastro».

Palazzo Piloni perderebbe infatti il controllo su alcuni temi fondamentali, come la caccia e la pesca, con le conseguenti funzioni di controllo dei bacini di pesca e delle riserve, le zone di ripopolamento, il controllo della fauna selvatica, i piani di prelievo. Ma anche tutta la partita della gestione e programmazione delle politiche attive del lavoro e dei servizi per l’impiego insieme alle funzioni relative ai servizi per il lavoro. A Belluno rimarrebbe la competenza su industria e commercio vale a dire, di fatto, il monitoraggio della rete distributiva dei carburanti e gli interventi di difesa del suolo.

A promettere battaglia su questo punto il consigliere rodigino del Pd, Graziano Azzalin. «Da quanto leggo nel disegno di legge», precisa il consigliere, «è chiaro che Palazzo Balbi non intende proseguire nell’applicazione della legge 25, concedendo l’autonomia al Bellunese. È chiaro che non c’è volontà politica di dare seguito a quella norma. E quello che fa più specie è che l’agnosticismo dell’assessore bellunese Gianpaolo Bottacin, che non si accorge di quanto sta accadendo alla sua provincia ed è destinato a diventare un’ulteriore palla al piede nel percorso verso l’autonomia. Se lui fosse alfiere della specificità montana, nel Pd potrebbe trovare una sponda importante per sostenere questa sua battaglia. Ma di battaglie per la montagna bellunese io non ne ho viste, nemmeno quando si è parlato di sanità. In sede di discussione della legge finanziaria 2017», promette Azzalin, «come Pd siamo pronti a proporre degli emendamenti per dare avvio alla legge sull’autonomia di Belluno, un avvio che può essere anche lento, ma l’importante è che ci sia».

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