Vento di destra sul bellunese

Al primo turno, senza bisogno di ballottaggio. Un risultato inaspettato, per Belluno, quello uscito dalle urne di ieri. Solo quelli del suo schieramento alla vigilia pensavano che Antonio Prade, sconosciuto alla politica fino a due mesi fa, potesse farcela, e farcela subito. Più atteso il dato di Feltre, dove Gianvittore Vaccari è passato come un rullo su Alberto Brambilla. Ma Vaccari aveva dalla sua l’esperienza di otto anni da sindaco e un consenso personale piuttosto elevato. Sorpresa anche da Cortina. Andrea Franceschi, giovane politico anche lui nuovo sulla scena, ha stracciato il consolidato uomo di potere Enrico Valle. Il resto invece è fatto di attese rispettate, con l’esclusione di Tambre dove il giovane Facchin ha superato Azzalini, sindaco uscente. A Lamon la lista unitaria formata dal Comitato per il passaggio al Trentino e dal centrosinistra ha trascinato Vania Malacarne ad un plebiscito. Conferme per gli altri comuni: o sono sindaci uscenti che restano al loro posto per il secondo mandato o sono i delfini indicati dai sindaci uscenti che ora fanno i consiglieri e portano montagne di voti. Il vento di destra ha ripreso a soffiare in Italia? Da qualche parte sicuramente sì, in Veneto è tornata a destra la città di Verona, dove l’assessore regionale Tosi ha stravinto sul candidato di centrosinistra. Ma altre città sono nelle mani dell’Unione, come Genova, e c’è addirittura un caso Agrigento.


La spallata non c’è stata, dicono al centrosinistra. C’è stata eccome, replicano nella Casa delle Libertà, anche se precisano che questo è l’inizio della spallata. A Belluno si sono esauriti in fretta il consenso e l’entusiasmo legato alle primarie del primo aprile del centrosinistra. Maria Cristina Zoleo, partita con un bagaglio di 500 preferenze raccolte nelle comunali dell’anno scorso, era praticamente sicura di vincere. I suoi glielo avevano detto, glielo hanno ripetuto fino a ieri mattina. Salvo poi essere smentiti appena si sono aperte le urne. Che il clima stesse cambiando, a dire il vero, se ne erano accorti in molti e da tempo. Che si potesse evitare il ballottaggio, invece, era solo una ipotesi campata in aria. Cosa non ha funzionato nel centrosinistra bellunese? Non hanno fatto bene, questo è certo, le divisioni degli ultimi mesi. Uscito con le ossa rotte dalla campagna elettorale del 2006 per le comunali, con la sconfitta di Ermano De Col, il centrosinistra ha continuato a litigare attorno al nome del candidato sindaco. C’è stato bisogno delle primarie, e alla fine chi non era d’accordo si è fatto sentire. Non andando al voto, prima di tutto. E’ il dato che balza agli occhi, rispetto alle elezioni del 2001. Dodici per cento in meno di votanti, sia l’anno scorso che quest’anno. Secondo qualche osservatore critico, il motivo è uno solo: il candidato non era quello giusto, sia l’anno scorso che quest’anno. Se si confronta il dato dei votanti tra le politiche dell’aprile 2006 e le comunali di quest’anno si scopre che è andato alle urne il 20 per cento in meno. Per quanto riguarda i partiti, l’Ulivo è passato dal 31 per cento delle politiche del 2006, al 16 per cento di adesso.


Alle comunali dell’anno scorso i due partiti, Margherita e Ds, erano divisi ma portarono a casa il 30 per cento. Una sconfitta pesante solo in parte attenuata dal fatto che ci fossero tante facce nuove. Ma nelle dichiarazioni di ieri nell’area del centrosinistra c’è un’unica colpa, che ricade sul governo centrale. La Casa delle Libertà festeggia, ma lo fa soprattutto Forza Italia. A Belluno il partito raggiunge il 25 per cento, 5-6 punti in più delle politiche del 2006, 10 punti percentuali in più rispetto alle comunali dell’anno scorso. E’ il primo partito della città, è il primo partito anche a Feltre dove arriva al 25 per cento (era il 14% nel 2002 e il 20% alla Camera nel 2006). E la Lega? A Feltre si attesta sul 17 per cento, in salita rispetto alle politiche dell’anno scorso (13%) ma in forte calo rispetto alle comunali di cinque anni fa (23%). A Belluno la Lega rimane praticamente stabile, nonostante il posto in prima fila che ha tenuto per quasi un anno il vice sindaco Gidoni. Ma il centrodestra ha ottimi motivi per festeggiare.


Sembrava un azzardo aver messo in lizza Antonio Prade, messo in campo per volontà di Maurizio Paniz. Lui, l’onorevole, si è speso, ma come capogruppo di Forza Italia. Ha detto no alle richieste pressanti di candidarsi a sindaco. Molti erano convinti, anche nella Casa delle Libertà, che con Prade non si poteva vincere. Che sia stata la sua campagna elettorale contro Prodi più che contro la Zoleo, che sia stato il lavoro dei candidati consiglieri che hanno battuto a tappeto la città e le frazioni, che siano stati i grossi calibri del centrodestra arrivati a Belluno per sostenerlo: sta di fatto che Prade ha superato tutte le previsioni della vigilia. Dopo le amministrazioni Crema, Bressa, Fistarol e De Col, la città si è spostata a destra. Prima Bortoluzzi ora Prade. Il centrosinistra avrà parecchio da lavorare nei prossimi cinque anni.

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