Vera Bortoluzzi, i ricordi di una maestra d'altri tempi

Una maestra forte, una "contro", un "mito", tanto che i suoi alunni si sentivano dei privilegiati nel potersi fregiare dei suoi insegnamenti. E' il ritratto di una maestra d'altri tempi ma moderna, che sapeva insegnare usando metodi non convenzionali, ma che riuscivano, meglio di molti altri, a fissare i concetti basilari dell'istruzione elementare. Vera Bortoluzzi, che per anni ha insegnato alle scuole Gabelli, è scomparsa poche settimane fa, e al suo funerale l'ex alunna Cecilia Bertolissi ne ha tracciato un ricordo vivo: «Con te abbiamo vissuto esperienze bellissime», ha raccontato l'ex allieva, «e non solo perchè per noi erano le prime, ma per l'entusiasmo e la convinzione che avevi nel farcene capire l'importanza, Ci hai insegnato a non buttare via niente, a riutilizzare tutto, eri una maestra forte, una "contro", un "mito". Noi, alunni della Bortoluzzi, ci sentivamo dei privilegiati, e non solo perchè non ci davi mai i compiti a casa, non solo perchè ci davi tempo libero per organizzare le scenette, non solo perchè ci portavi sempre in giro per la città e per le campagne, a imparare, e non solo perchè i banchi in classe non erano mai allineati e non ci interrogavi mai. Ci sentivamo dei privilegiato perchè ci insegnavi tutto senza che ce ne accorgessimo, senza farci stufare della scuola, e ci insegnavi tante cose che facevano parte della vita». I ricordi si ammassano, come quella volta che «il giardiniere si era ammalato e tu ci hai insegnato a fare il suo lavoro. Abbiamo imparato a conoscere la natura, ma anche a contribuire al bene della collettività», ha continua la Bertolissi.  Vera Bortoluzzi ha saputo insegnare ai suoi allievi il senso civico («una volta mi hai visto calpestare una carta e oltrepassarla con noncuranza. Ricordo ancora con quale scatto d'ira mi hai guardato, e da allora non ho più osato farlo»), l'impegno sociale («quando abbiamo portato la spesa ai due vecchietti di Borgo Piave che vivevano in povertà»), l'importanza della raccolta differenziata. «Qualche volta ci sbagliavamo e ti chiamavamo mamma», ha concluso, «perchè eri una maestra buona che sapeva anche essere severa all'occorrenza, proprio come una mamma». Il segno che ha lasciato in chi ha avuto la fortuna di conoscerla è tangibile.

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