«Verrà valorizzato il sito archeologico a Pian de le Loppe»

Le testimonianze emerse parlano di un centro fiorente Si lavorava il rame di una miniera ancora da ritrovare

GOSALDO

Dal “mia nonna diceva” a uno spaccato di vita del Cinquecento che ora si deve preservare e valorizzare.

A Pian de le Loppe in Valle del Mis, poco distante dal vecchio abitato di California, l’incredibile scavo condotto dal Gruppo archeologico agordino Arca, in collaborazione con l’università di Padova e la Soprintendenza dei beni archeologici del Veneto e in accordo con il Parco e con il Comune di Gosaldo, è partito dal più classico degli incipit delle storie tramandate oralmente.

«Savino Chiea che ci portò qui parecchi anni fa – racconta Gabriele Fogliata dell’Arca – ci parlò del possibile imbocco di una miniera dicendo che sua nonna gli aveva raccontato che c’erano morte dentro 20 persone. Al momento la miniera non è ancora stata trovata e, purtroppo, nemmeno il forno per la fusione del rame, ma è emerso un sito di lavorazione del minerale che non smette di farci interrogare».

Quest’anno i ricercatori si stanno concentrando soprattutto nell’area a pochi passi da quella in cui sorgeva l’edificio in cui gli uomini del Cinquecento lavoravano e vivevano. «Il rame che è percolato e ha colorato i carbonati – dice Ivan Minella, mentre ieri mostrava le stratigrafie al dirigente del ministero dell’Ambiente, Antonio Maturani – ci dicono che qui sopra si svolgeva una fase della lavorazione del rame».

Rame che probabilmente arrivava dalla miniera, veniva arrostito e lavorato una prima volta, quindi spostato nella parte alta dell’edificio dove subiva una nuova lavorazione che lo trasformava da “nero” in “rosetta” e poi venduto (forse anche di contrabbando). Qui le persone lavoravano e vivevano come dimostrano le ossa animali ritrovate.

Archeologia, storia, economia, sociologia, geografia si fondono in una vicenda globale per anni “congelata” al suo tempo, il Cinquecento.

«L’idea a cui stiamo ragionando – dice la soprintendente Chiara D’Incà – non è quella di coprire il sito; vogliamo risanare e consolidare alcune strutture che ci sono per garantirne la fruizione in sicurezza. Quindi sarà necessario lavorare alla presentazione: il valore di quello che è stato scoperto è grande anche perché le testimonianze archeologiche si sommano a quelle storiche e ai racconti».

«Come Parco – annuncia il direttore Antonio Andrich – siamo disposti a compiere la manutenzione ordinaria del sito. Abbiamo chiesto al Comune di Gosaldo se trova dei fondi, magari nell’ambito delle progettualità con Sagron-Mis, anche per la promozione. La gente deve venire e capire quello che c’era un tempo». —



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