Via all’ambulatorio per l’osteomielite dalla metà del 2022

cortina
Sarà attivato dalla seconda metà del 2022 l’ambulatorio dedicato all’osteomielite a Cortina. Ad anticiparlo è Alessandro Lelli, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale Cortina.
«Si tratta di un rinnovato punto di riferimento e una sicurezza per noi chirurghi, in considerazione anche dell’incidenza crescente di queste patologie (i motivi sono svariati, tra cui l’antibiotico-resistenza)».
«In Italia, si stimano ogni anno tra le 18 mila e le 22 mila nuove infezioni di interesse ortopedico», dice Lelli. «Considerando l’impatto e i costi che queste infezioni portano, la realizzazione di un reparto dedicato può portare grande interesse sia a livello nazionale sia a livello internazionale», conclude lo specialista.
Intanto sono aumentate negli ultimi anni le lesioni del ginocchio, dalle fratture alle lesioni legamentosee, tanto che gli esperti parlano di un incremento di queste patologia pari a circa il 223% entro i prossimi 10 anni. «Mi occupo di questo settore dal 1980 e nella mia esperienza ho potuto verificare», precisa Lelli, «come una scarsa e sbagliata preparazione atletica in rapporto alle attrezzature e alla nuova tipologia delle piste (più ripide, più lisce e più veloci) possa portare a numerose lesioni, di cui si avrà un potenziale aumento nei prossimi anni».
Il medico sottolinea come nello sci «dove sono cambiati gli scarponi, gli sci sono più corti e più larghi, il baricentro del corpo umano è stato alzato mettendo una soletta fra gli sci e lo scarpone e, non ultimo, gli attacchi sono molto più duri e difficili da staccare, la preparazione atletica gioca un ruolo importantissimo. Infatti il ginocchio, durante l’attività sportiva sugli sci, subisce torsioni e sollecitazioni enormi, e questo richiede una massa muscolare molto più forte rispetto al passato».
Per prevenire questi disturbi l’ortopedico sottolinea come sia importante «l’insegnamento dell’educazione sportiva nelle scuole: capire come un piccolo difetto al bacino potrebbe comportare un rischio maggiore per il ginocchio può dare indicazioni su come comportarsi a livello sportivo. Nel mondo professionistico, da ultimo, ho potuto riscontrare che un rientro affrettato con un recupero troppo veloce può mettere a rischio di recidiva un atleta a pochi mesi dalla ripresa».
Lelli evidenzia come durante i Mondiali di traumi al ginocchio ce ne siano stati, ma «un’ottima organizzazione e la collaborazione tra il team medico dell’atleta e l’ospedale di Cortina, ma anche di Pieve di Cadore e di Belluno e l’unione fra i vari specialisti ha creato un’ottima opportunità per tutti i locali, ma anche un primo traguardo in vista delle Olimpiadi 2026».
Per la cura della patologia importante è il primo intervento in pista. «La prima cosa in assoluto da fare è tranquillizzare il paziente», dice lo specialista, «cercando di staccare gli sci, senza muovere il ginocchio. La gente che accompagna la persona infortunata non deve cercare di aiutarlo a rialzarsi per continuare a sciare. Una volta stabilizzata la situazione il paziente deve essere mandato al Pronto soccorso più vicino o dall’ortopedico specializzato, per gli accertamenti. Solo il 32% delle lesioni del ginocchio necessitano in un intervento chirurgico. In caso di frattura è meglio intervenire nelle 24/48 ore successive, invece, per le lesioni legamentose dipende dalla gravità. La mia esperienza, di oltre 30 mila interventi chirurgici sul ginocchio, mi porta a dire che non esiste una tecnica chirurgica universale, ma esistono “varie tecniche”».
«Posso inoltre affermare che», dice Lelli, «con le nuove tecniche e con l’aiuto della cosiddetta “medicina rigenerativa”, l’atleta può tornare competitivamente allo stesso livello agonistico pre-infortunio. Un ruolo fondamentale lo gioca l’ottima collaborazione fra chirurgo, fisioterapista e preparatore atletico. In caso di intervento chirurgico di un atleta io richiedo anche la presenza in sala operatoria del fisioterapista». —
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