Via libera ai lavori sulle edicole della piazza
BELLUNO. La giunta ha deciso: i chioschi delle edicole possono essere ristrutturati. Con la delibera approvata il 3 dicembre si mette la parola fine al lunghissimo iter che porterà (forse) alla riqualificazione delle rivendite di giornali del centro storico. Forse, perché ora la palla passa in mano ai privati, cui il Comune dà un anno (prorogabile per sei mesi) per presentare la Dia, dichiarazione di inizio attività, la pratica che permette di avviare i lavori. Trascorso questo lasso di tempo, se i titolari delle edicole non si saranno mossi, potranno rimanere nei loro chioschi fino alla scadenza della concessione di occupazione del suolo pubblico in essere.
Per l'edicola di via Matteotti si parla del 2029, ma non sarà un problema: «Stavamo aspettando la delibera, da mesi l'assessore ci ha comunicato che la Soprintendenza ha accettato la collocazione delle edicole e la forma delle nuove strutture, ma mancava questo atto», spiega Lorena De Zaiacomo. «Noi vogliamo fare i lavori, anche perché le nostre richieste sono state accettate».
Il chiosco diventerà un po' più grande di com'è oggi e sarà leggermente spostato verso la fermata dell'autobus, ma la localizzazione sarà quella attuale. Era la richiesta principale delle titolari. Le quali ora attendono che il Comune invii loro i disegni progettuali per contattare le ditte in modo da far predisporre i preventivi.
Anche Stefano De Toffol dell'edicola di piazza Vittorio Emanuele attende che il Comune mandi la documentazione, ma si innervosisce quando parla della ristrutturazione. «I soldi li devono mettere i privati, fino a quando non avrò in mano i disegni non deciderò se fare i lavori o no», spiega. «È dal 2007 che aspettiamo una risposta, il 2007. Sono passati otto anni, e adesso il Comune ci obbliga a fare i lavori altrimenti ci toglierà la concessione? Bene, se questo è fare turismo, se questa è democrazia...».
Secondo De Toffol la delibera del Comune suona come una imposizione: «La struttura l'hanno decisa loro, io voglio vedere i disegni prima di decidere cosa fare. Il dialogo con questa amministrazione del resto non esiste. Dal 2007 è cambiato il mondo, è arrivata la crisi, e i soldi li devo mettere io. Io sono disgustato: sono due mesi che chiedo in Comune i disegni, perché voglio capire come dovrà essere questa struttura e devo portarli alle ditte per i preventivi. Non li ho ancora ricevuti e non sono stato informato di questa delibera. Alla faccia del dialogo».
Se il Comune ha messo come limite temporale alla presentazione della Dia un anno, prorogabile di sei mesi, è perché vuole evitare che tutto il tempo speso per concludere l'iter sia trascorso invano. «Inoltre con la dichiarazione di inizio attività non servono altre autorizzazioni: vale per l'avvio dei lavori», spiega l'assessore Frison. Ma la storia infinita parrebbe non ancora conclusa.
Alessia Forzin
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