Via libera alle seconde case In provincia sono 58mila «Servono regole precise»

BELLUNO
Sono 58mila le seconde case in provincia di Belluno, una ogni quattro abitanti. Ma non tutte saranno riaperte a seguito del Dpcm in vigore dal 16 gennaio. Sia perché non è certificata la possibilità di raggiungerle da tutte le regioni, nonostante la zonizzazione a colori, sia perché «almeno una metà resteranno chiuse».
Lo precisa Michele Vigne, presidente di Confedilizia. «Tante di queste case non hanno un proprietario definito, altre appartengono ad emigranti in Italia o all’estero, altre ancora non hanno l’agibilità». Quindi pronte all’uso risulterebbero 25 mila abitazioni, dalle 7 mila di Cortina alle 3 mila di Auronzo, alle 2 mila della val Zoldana.
L’ultimo Dpcm anti-Covid conferma fino al 15 febbraio lo stop agli spostamenti tra regioni ad «eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, nonché dal rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione». Così la circolare del Viminale, diffusa ieri, nella quale non si fa riferimento alle seconde case. Ma secondo autorevoli interpretazioni, i proprietari possono comunque raggiungerle, anche da fuori regione. E pure chi ne usufruisce perché titolare di un affitto lungo. «Affitto lungo o breve», interviene Vigne, «l’opportunità dev’essere riconosciuta. Certo, se si affitta solo per il sabato e la domenica, è un po’ difficile ottenere la mobilità, ma quando si arriva ai quattro o cinque giorni di permanenza, perché no?».
Per il governatore Zaia non ci sono dubbi: «Sul tema delle seconde case è il Governo che deve fare chiarezza, con una faq o con un’ordinanza, perché resta una zona grigia. Ho parlato con l’avvocatura e mi ha spiegato che non è tanto una interpretazione quanto una scelta, ed è per questo che spetta al Governo».
La pandemia ha fatto riscoprire la casa agli italiani e, quindi, ai bellunesi. Si è tornati adinvestire nell’arredo e negli elettrodomestici. «Ma il mercato immobiliare è fermo, immobile. È paralizzato», spiega Vigne, « dalla minaccia della tassazione. E non solo per la seconda casa, anche per la prima».
Nel Bellunese sono presenti oltre 5.769 immobili in vendita e 490 in affitto. «A parte qualche contratto di affitto, sono rarissimi quelli che comperano», sottolinea Vigne. «Speriamo che si concluda presto la pandemia, che esploda la voglia di montagna; che cessino le minacce di fonte politica. E magari che le Olimpiadi riaprano il mercato immobiliare a partire da Cortina».
Lo scorso mese di dicembre per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media 2.690 euro al metro quadro, con una diminuzione del 4,98% rispetto a dicembre 2019 (2.831 €/m²). Negli ultimi 2 anni, il prezzo medio nella provincia di Belluno ha raggiunto il suo massimo nel mese di ottobre 2012, con un valore di 4.526 euro al metro quadro. Il mese in cui è stato richiesto il prezzo più basso è stato ottobre 2020: per un immobile in vendita sono stati richiesti in media 2.643 euro al metro quadro. Sempre un mese fa, il prezzo più alto richiesto è stato nel comune di Cortina d’Ampezzo, con 11.194 euro per metro quadro. Al contrario, il il più basso è stato nel comune di La Valle Agordina con una media di 501 euro al metro quadro.
Le città e i paesi con il maggior numero di immobili in vendita o in affitto sono Cortina, Belluno, Auronzo, Feltre, Borgo Valbelluna, San Vito di Cadore, Santa Giustina, Sedico, Santo Stefano di Cadore. Il prezzo medio degli appartamenti in vendita è di circa il 24% superiore alla quotazione media regionale. —
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