Viale Farra, serve un semaforo pedonale
FELTRE. Gli abitanti di Farra invocano il semaforo a chiamata all'incrocio davanti al monumento, punto nero della viabilità dove l'allarme si è rialzato in seguito a tre investimenti sulle strisce pedonali nel giro di un paio di settimane a novembre. Dalla frazione è partita anche una lettera al prefetto, segnalando la pericolosità storica di quel tratto di strada, e i residenti sono disposti ad autotassarsi per pagare l'acquisto e l'installazione di un semaforo a chiamata per pedoni. «La popolazione è intenzionata a provvedere in maniera autonoma con finanziamenti e mezzi propri. Recuperiamo noi le risorse e a nostre spese facciamo il lavoro incaricando le ditte. Ci servono solo le autorizzazioni. E se nel frattempo dovessero malauguratamente accadere altri incidenti, si provvederà a ricorrere alla magistratura con formale esposto collettivo alla Procura della Repubblica». A dirlo è Mario Gris, già rappresentante della frazione e ancora punto di riferimento per chi abita tra viale Farra e viale Pedavena. «Il quartiere non tollera più questa situazione», tuona. «Più volte negli anni, anche il bollettino parrocchiale ha protestato vigorosamente nei confronti delle multicolori amministrazioni.
Questa cosa è stata evidenziata decine di volte e non è possibile andare avanti così, la misura è colma», rimarca. «La strada taglia in due un quartiere popoloso, composto da quasi mille famiglie e nella parte centrale trovano collocazione servizi essenziali: negozi vari, la chiesa, l'asilo, il bar, il ristorante. È un problema sociale, perché se devo rischiare la vita per andare a comprare il pane, il giornale o la carne, vado da un'altra parte. Si provoca anche un danno economico per gli esercizi commerciali. La via è molto attraversata, in particolare da anziani e persone con difficoltà motoria, in un punto che da una parte (verso la chiesa) rende impossibile alle carrozzine superare lo scalino del marciapiede e dall'altra (verso il monumento) le strisce finiscono nel nulla, con un'altra strada da attraversare sia a nord che a sud senza strisce pedonali», aggiunge Gris. «Bisogna considerare la conformazione infelice causata da una scarsa visibilità per le curve, la presenza delle case adiacenti e un'insufficiente illuminazione pubblica, perché la sera non ci si vede».
Non va meglio di mattina e lo sottolinea Silvano Polli, ex titolare del negozio di tendaggi. «Gli automobilisti che scendono da viale Pedavena hanno il sole sugli occhi e restando abbagliati, non vedono chi attraversa», spiega. «Questo snodo è un disastro». I residenti temono di veder capitare in quel tratto di strada un incidente grave: «Prima o poi ci scappa il morto, se non fanno qualcosa», afferma Graziella Moè, che racconta quanto successo a lei il 22 novembre, quando è stata investita rompendosi il braccio: «Avevo già una gamba sul marciapiede e non so come la macchina abbia fatto a prendermi. Ho ancora dentro la paura e per il momento non vado più in chiesa da sola e neanche in macelleria».
C'è timore e lo ribadisce Valerio Collavo: «La preoccupazione c'è sempre e questo ha stravolto la vita di tutti i giorni. Devono risolvere il problema il più presto possibile». Salvatore Fancello è il marito di Angela Dalla Torre, investita il 21 novembre e ancora ricoverata in ospedale con fratture alle costole e al bacino: «Mia moglie sta male», sottolinea. «Bisogna fare qualcosa». Gli fa eco Maria Zannin, sorella di Leonella che è stata investita il 12 gennaio e accusa ancora problemi in seguito al colpo alla testa: «Era andata a fare la spesa e ringrazio sia gli abitanti che l'hanno soccorsa, sia le forze dell'ordine che hanno provveduto a coprirla con una coperta in attesa dell'ambulanza», ricorda. «La strada è molto trafficata e pericolosa perché i pedoni non riescono ad attraversare. Servono provvedimenti, perché così è una vergogna».
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