VIDEO / Napolitano alle Camere: "Basta tatticismi, servono intese"

ROMA. A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell’esecutivo». Così Giorgio Napolitano, nel suo discorso davanti al Parlamento in seduta comune. «Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al presidente - ha sottolineato il capo dello Stato - non tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall’articolo 94 della Costituzione: un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune».
«Per quanto potesse costarmi, ho ritenuto di non poter declinare l’appello, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese», ha proseguito Napolitano. «È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato - ha spiegato il Capo dello Stato - un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell’elezione del Capo dello Stato. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter declinare - per quanto potesse costarmi l’accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese».
«Se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può più - ha proseguito il Capo dello Stato - in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana».
«Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato: e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono», è uno dei passaggi più importanti del discorso di Napolitano. «Attenzione: quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere - ha proseguito - non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme».
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