Video porno a due minori su whatsapp: assolto dal tribunale di Belluno
Cambia il giudice e quella che era una molestia grave è diventata un fatto di particolare tenuità da piccolo risarcimento
BELLUNO. Molesta due minorenni e una maggiorenne. A colpi di video porno su whatsapp e inviti a fare sesso con lui. Secondo il giudice Giua, i fatti erano talmente gravi da impedire l’oblazione, cioè il versamento di una certa somma, per estinguere il reato. Ma la collega Feletto, che lo ha sostituito, ha assolto O.E.S. per la particolare tenuità del fatto.
Stesso tribunale di Belluno e valutazioni completamente diverse da parte dei due magistrati che si sono rimbalzati il fascicolo. Soddisfatto l’avvocato difensore Davide Fent, anche se non è arrivata un’assoluzione piena. E anche il difensore di parte civile Liuba D’Agostini, che ha ottenuto 500 euro di risarcimento per la ragazza e il pagamento delle spese legali.
L’imputato è invalido al 100 per cento e si muove su una sedia a rotelle. Era stato il fratello a procurargli un telefonino di seconda mano, all’interno del quale aveva trovato svariati numeri di telefono. Forse non aveva capito di avere a che fare con delle minori, di sicuro ha inviato a due ragazze un video dal contenuto pornografico, oltre a messaggini nei quali chiedeva loro di fare sesso con lui.
Non avendo soddisfazione, ha telefonato a entrambe, ribadendo le sue richieste. Le giovani donne non solo non l’hanno accontentato, ma si sono guardare da rispondere ad altre chiamate, tra il 7 e il 9 agosto 2019.
Nella rubrica, c’era un altro numero che gli sembrava interessante, questo corrispondente a una donna maggiorenne. L’uomo le ha mandato un sms, nel quale le chiedeva di inviargli un video sexy. In più, ci sono state due videochiamate.
Fent aveva cercato di risolvere la contravvenzione con un pagamento, ma il primo giudice Gianmarco Giua gli aveva negato questa possibilità, ritenendo che i fatti fossero gravi e meritassero un processo.
Il processo è stato poi celebrato dal giudice Angela Feletto, che ha inquadrato la vicenda in maniera completamente diversa. Nella sua arringa il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 300 euro di ammenda e il difensore di parte civile un risarcimento di 5 mila euro.
La sentenza è stata, per certi versi sorprendente: assoluzione per particolare tenuità del fatto, secodo l’articolo 131 bis del Codice penale; 500 euro di risarcimento e il pagamento delle spese legali.
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