«Vietate la caccia a Rive di Villa» appello ambientalista al sindaco
Mel, chiesta per conto dei residenti un’ordinanza urgente anche per le frazioni di Boz e Pederiva Alta Contestato il mancato rispetto delle distanze di sicurezza dalle abitazioni da parte di alcuni cacciatori
MEL . Un’ordinanza contingibile e urgente di divieto di caccia nelle zone di Rive di Villa, Boz e Pedevilla Alta, in Comune di Mel.
A chiederla è l’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico Onlus, sezione del Veneto, per conto di una trentina di residenti firmatari.
«Nelle aree indicate», viene fatto presente nella richiesta inviata al sindaco di Mel, Stefano Cesa, e alla Prefettura di Belluno, «l’esercizio dell’attività venatoria appare potenzialmente pericoloso, essendoci in tali località numerose abitazioni disposte a raggiera e strade percorse ogni giorno da veicoli e persone. Ma, soprattutto, risultano segnalate negli anni scorsi le inosservanze da parte di alcuni cacciatori del rispetto delle distanze minime (come presenza di cani da caccia liberi entro 100 metri da abitazioni o spari vicino alle abitazioni), con conseguente grave disagio da parte della cittadinanza residente e pericolo per la pubblica incolumità».
Non è la prima volta che per le zone di Rive di Villa, Boz e Pedevilla Alta viene segnalato questo problema. Il Gruppo d’intervento giuridico Onlus ha fatto anche redarre una perizia tecnica in cui si dimostra come in queste località sia praticamente impossibile esercitare attività di caccia «senza incorrere nel rischio certo e altissimo di violare le distanze di sicurezza (150 metri), non solo per l’uso delle armi a canna rigata, a anche per quelle a canna liscia». A questo proposito viene citata la legge che stabilisce queste distanze, ossia la numero 157 dell’11 febbraio 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. «La caccia con l’uso di armi a canna rigata (dotate di gittata dai 2, 5 ai 4 km) necessita di almeno quattro km di spazio libero, senza abitazioni o strade, in direzione dello sparo dell’eventuale cacciatore», sottolineano ancora i firmatari della richiesta, «aspetto che risulta non rispettato nella maggior parte delle zone di Rive di Villa, Boz e Pedevilla Alta nemmeno per le armi a canna liscia, di gittata molto inferiore».
Per ragioni di pubblica sicurezza, oltre all’ordinanza di divieto di caccia, viene chiesta anche una successiva tabellazione dell’area, per prevenire e reprimere tutti quei comportamenti che possono minare l’incolumità dei cittadini, per tutelare salute e quiete pubblica e benessere animale.
«La nostra richiesta è stata inoltra anche alla Provincia, ma non abbiamo avuto risposta e la stagione venatoria è alle porte. Non dimentichiamo che durante quella dello scorso anno due donne del luogo sono state minacciate e intimorite», sottolinea Tamara Panciera, residente a Mel. «Basta” scarica barili”, gli infiniti esposti presentati negli anni attestano che le autorità preposte alla sicurezza non possono continuare ad affidare la pubblica incolumità ai possessori di doppiette».
Martina Reolon
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