«Vietato modificare il torrente Sarzana»

Comune, pescatori e ambientalisti contro il progetto della centralina: il rio è classificato come sito di riferimento

VOLTAGO. «Produrrebbe un milionesimo del fabbisogno di energia nazionale e sarebbe realizzata su un torrente sito di riferimento dove ci sono già due impianti e che verrebbe notevolmente intaccato assieme all’area circostante».

È quello che ieri mattina a Voltago, in quasi tre ore tra riunione in municipio e sopralluogo, sindaco, pescatori e ambientalisti hanno cercato di spiegare alle funzionarie della Regione. L’obiettivo è infatti quello di convincere Venezia ad assoggettare a Via (Valutazione impatto ambientale) il progetto della Dolomiti Derivazioni srl di Valentino Vascellari per la realizzazione di una centrale idroelettrica sul torrente Sarzana.



Nell’introdurre il breve vertice in municipio, il sindaco Bruno Zanvit ha espresso ai tecnici di Regione, Provincia e Arpav, al progettista della centralina e al nutrito gruppo di pescatori e ambientalisti la contrarietà del Comune all’impianto.

È toccato quindi al progettista Loris Ceccato (difficile a questi sopralluoghi vedere gli imprenditori) spiegare le caratteristiche dell’impianto.

L’opera di presa è prevista a Frassené, a valle del cimitero e del maneggio (960 metri sul livello del mare). Una condotta forzata lunga 1870 metri porterà poi l’acqua (anche attraverso un sistema di 300 metri di micro-tunneling che, secondo il committente, diminuirebbe l’impatto ambientale), prima in sinistra orografica, quindi in destra, in prossimità del ponte che attraversa il Sarzana lungo la provinciale che conduce da Voltago a Rivamonte. Questo è infatti (a 5 metri dall’opera di presa della centrale esistente) il luogo scelto (821 metri) per realizzare l’edificio della centrale in cui ospitare la turbina. Da qui il progetto prevede pure un tracciato aereo di circa 300 metri per portare la corrente prodotta in una cabina agli impianti sportivi.

Nessuna richiesta di chiarimento da parte di Arpav, la Provincia ha invece chiesto lumi sugli aspetti geologici. «La relazione geologica – ha risposto il progettista – dice che non ci sono interferenze con i problemi di scivolamento esistente. Per quanto riguarda il carsismo in alveo (segnalato dal Comune, ndr) esso è stato osservato nei pressi di un ponticello in località La Gioa. Non ci sono però variazioni di portata e il fenomeno non è eccezionale».

«Il minimo deflusso vitale – ha poi aggiunto Ceccato – sarà di 110 litri al secondo, la potenza istantanea nominale di 495, 5 chilowatt e la produzione annua di 3563,7 megawatt/ora».

È dopo la comunicazione di questi dati che si è levata dalla sala la voce di Piero Sommavilla (Acqua Bene Comune). Chiede al progettista di ripetere quei numeri e quindi attacca. «Sa quant’è la percentuale di incidenza di questa centralina sul fabbisogno energetico nazionale? Un milionesimo. Chiederei alla Regione di tener conto anche di questo e dell’impatto che tali opere possono avere sulla riduzione delle emissioni di CO2. A chi giova quest’opera? Ricordate che il prezzo di vendita dell’energia prodotta da questa centralina sarà 3-4-5 volte maggiore rispetto al prezzo di mercato dell’energia elettrica».

Ma oltre a quella geologica ed economica, la questione che Acqua Bene Comune mette sul tavolo regionale è un’altra. «Il vero tema – dice Lucia Ruffato – è che stando alle linee guida emanate a livello statale e distrettuale questa centrale non si può fare perché il Sarzana è un sito di riferimento per cui sono vietate modifiche del regime idrico. L’impatto sullo stato ecologico del torrente sarebbe inoltre di rischio elevato. Se la Commissione Via applica le leggi esistenti, non potrà mai dare l’ok a questo impianto».


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