Vigne: servirà a mantenere l’infinita burocrazia

BELLUNO. «La Tares è un’imposta sconclusionata, che non sta in piedi e che va ripensata, togliendo quella parte riservata ai servizi indivisibili dei Comuni, che dovrebbero essere già compresi nella...

BELLUNO. «La Tares è un’imposta sconclusionata, che non sta in piedi e che va ripensata, togliendo quella parte riservata ai servizi indivisibili dei Comuni, che dovrebbero essere già compresi nella fiscalità generale».

A criticare l’imposta che sostituirà la vecchia Tarsu è Michele Vigne, vice presidente dell’Associazione proprietà edilizia (Ape) di Belluno. «Il problema è che questa tassa non si rifà alla reale produzione di rifiuti, ma ai metri quadrati dell’immobile. E poi deve da un lato coprire il 100% del servizio sostenuto dai Comuni (oggi la copertura è dell’80-90% ndr), e in più aggiunge un aumento variabile da 0.30 a 0.40 centesimi a metro quadro per i servizi indivisibili, portando un incremento della spesa del 14%-19% per famiglia».

A non andare giù a Vigne è la quota indivisibile, praticamente un’altra tassa: «La Tares va ripensata e deve essere più equa, perché così com’è non fa che mantenere gli apparati burocratici della pubblica amministrazione».

L’Ape ce l’ha anche con l’Imu. «Abbiamo visto che nel passaggio dalla vecchia Ici all’Imu c’è stato un incremento dei costi del 74%. E tra l’acconto Imu 2012 e quello 2013, a Belluno abbiamo dovuto pagare il 13% in più», precisa Vigne che esemplifica: «Se consideriamo un appartamento di medie dimensioni in semiperiferia, che ha una rendita catastale di 516 euro, con l’Ici avremmo pagato pagato 190 euro, mentre con l’Imu abbiamo pagato 330 euro nel 2012 e 373 euro quest’anno. Ci rendiamo conto delle difficoltà dei Comuni, ma notiamo che il peso sulla proprietà immobiliare diventa maggiore. Siamo di fronte a un sistematico esproprio generalizzato nei confronti dei soli che risparmiano. Dobbiamo tornare all’Imu originaria, che era più equa di quella attuale». (p.d.a.)

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