Vigneti oltre i mille metri in tre lanciano il progetto

A Borca e Vodo messe a dimora le prime 1500 piante per avviare la coltivazione Altrettante verranno piantate a San Vito nella prossima primavera

BORCA. Antonio Aiello, Massimo Milordo e Renato Perri sono tre imprenditori di origini calabresi che in comune hanno la passione per la viticoltura e soprattutto per la montagna.

Nasce da qui il progetto “Viti fra le nuvole” che sperimenta la vinificazione a quote elevate. Un progetto oggi in fase embrionale visto che le prime piantine - 1500 in totale tra Vodo e Borca a cavallo tra i 900 ed i 1000 metri d’altezza - sono state messe in dimora solo a giugno.

«Per avere un primo risultato concreto dovremo aspettare la prossima estate», racconta Aiello, «nel frattempo abbiamo realizzato un piccolo giardino con piantine da test che hanno prodotto i primi grappoli. I segnali sono incoraggianti». Aiello, Milordo e Perri rappresentano Itre, denominazione acquisita dal progetto più per scherzo che per marketing: «Gli amici cadorini quando ci incontrano ci chiamano così: ecco i tre che vogliono fare il vino in montagna», spiega sorridendo Aiello, «in realtà ci occupiamo di altro nella vita pur avendo in comune la passione per l’enologia».

Un progetto che affonda le radici nei primi anni Duemila: «Pur essendo calabresi sono vent’anni che viviamo in Cadore», prosegue Aiello, «una prima sperimentazione l’abbiamo effettuata su alcune piante di uva selvatica con vinificazione all’americana. Si trattava di uva dal grado zuccherino modesto, non più di otto gradi, che produsse un vino più simile ad aceto. Da allora ad oggi tante cose sono cambiate, abbiamo dato vita ad un processo di crescita investendo anche qualche soldino».

È così che dalle poche piantine di uva selvatica Itre sono arrivati ad impiantare quattro tipologie di vitigno, tre bianchi ed un rosso considerato speciale: «Quest’ultimo si chiama Rebo e vanta peculiarità tipiche di un vino autoctono di montagna. I bianchi invece sono Pinot bianco, Thurgau e Traminer. La montagna offre caratteristiche specifiche uniche per la viticoltura, su tutte il fondo ghiaioso che aiuta a mantenere il terreno riscaldato più a lungo. Il nostro obiettivo è arrivare a vinificare uva dalla gradazione sì bassa, ma dalle proprietà organolettiche particolari derivanti principalmente dall’effetto molto drenante dei terreni d’alta quota».

Un progetto a lunga scadenza quello promosso da Itre, appena partito ma già rivolto al futuro: «Abbiamo predisposto l’acquisto di altre 1.500 piantine che coltiveremo a San Vito a 1.200 metri. Le metteremo in dimora a marzo».

Sabato alle 15 Itre presenteranno il progetto a Borca nell’area del vitigno sperimentale Corte di Cadore a Cancia. L'altro vitigno già realizzato si trova a Vodo a monte della ciclabile.

Gianluca De Rosa

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