Villa Bellati, crolla il valore In febbraio la terza asta

L’ex preventorio versa in condizioni critiche, la base d’asta è di 753 mila euro Nel 2012 fallì il tentativo di farne un centro regionale per assistere i malati di Sla

/ feltre

Come altre storie di beni immobiliari dismessi e chiusi da decenni, è infinita anche quella di villa “Case Bellati”, ex preventorio per la cura e l’isolamento dei bambini degli anni Cinquanta affetti da Tbc. La villa alle porte di Vignui il 23 febbraio torna per la terza volta all’asta. E da un valore di stima su perizia di un milione 675 mila euro per oltre 4.500 metri quadri di superficie calpestabile disposta su tre piani e di un terreno di 36 mila metri quadri, se come probabile non ci saranno contendenti, si può “portare a casa” per 753 mila 750 euro, che rappresenta la base d’asta.

Si tratta di una villa enorme del Settecento di cui riprende tutte le caratteristiche tipologiche dove ai tempi in cui veniva utilizzata a fini sanitari, c’era tutto, dalle scuole elementari all’ambulatorio dentistico con pertinenze e alloggi per il personale impiegato. L’ex Preventorio è stato acquisito da una società immobiliare del basso Veneto ai tempi in cui il mercato di settore era ancora appetito. Ma nonostante lo stato di conservazione dell’imponente struttura, fino a una ventina di anni fa, fosse accettabile per la sistematica manutenzione commissionata a un fedelissimo ex dipendente che aveva avuto funzioni di fac totum, adesso oltre alla ristrutturazione si pone anche il problema del risanamento.

Nel 2012, all’epoca in cui era Remo Sernagiotto l’assessore regionale alle politiche sociali, era stato prospettato all’ex Usl 2, allora diretta da Bortolo Simoni, il mantenimento delle funzioni sociali della struttura con la riconversione della stessa in base alle esigenze sociosanitarie che si fossero poste in quel momento, come una casa di riposo, o meglio di soggiorno, per anziani soli ma autosufficienti, e come centro con valenza almeno regionale per l’assistenza dei malati di Sla (sclerosi amiotrofica laterale).

Ma Il progetto di riconversione non aveva convinto i sindaci dell’esecutivo e dell’intera conferenza, contrari all’attivazione di centoventi posti letto per le ripercussioni che un megaprogetto di questo tipo, con il pronto cassa regionale per la sperimentazione di un modulo Sla, avrebbe potuto avere sulle case di riposo.

La proposta regionale, compatibilmente con la programmazione locale, prevedeva infatti l’attivazione di trenta posti letto per disabili, sessanta posti letto per anziani in condizioni di parziale autosufficienza e un modulo di trenta posti letto, a valenza interprovinciale cioè a disposizione di tutto il Veneto, per i malati di Sla.

L’esecutivo dei sindaci presieduto da Paolo Perenzin al suo primo mandato aveva espresso una sensibile preoccupazione per le implicazioni che un progetto di gestione privata potesse avere sulle case di riposo sia pubbliche che parrocchiali. E non aveva mancato di esprimere disappunto per come fosse stata gestita questa operazione, con il privato che si rivolge direttamente alla Regione e la Regione che promuove una partita di questo tipo coinvolgendo l’azienda Usl. Intanto gli anni sono passati e la villa si erge ancora in tutto il suo splendore. Ma resta invenduta. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi