Villa Gaggia, la nuova verita

Da un documento emergono i retroscena sull'incontro
La storica fotografia dell’incontro tra Mussolini e Hitler a Villa Gaggia
La storica fotografia dell’incontro tra Mussolini e Hitler a Villa Gaggia
Del famoso incontro tra Mussolini e Hitler del 19 luglio 1943, passato alla storia come "incontro di Feltre" anche se si svolse a villa Gaggia di Belluno, molto è stato scritto. Si conoscono i motivi dell'incontro, i deludenti risultati, cosa disse Hitler e cosa non disse Mussolini, che se ne rimase zitto a sorbirsi le sfuriate del Führer. E' stato detto molto, ma limitato a un ambito locale, anche del progettato attentato contro i due dittatori messo a punto da un gruppo di antifascisti e bloccato all'ultimo momento. I protagonisti ne hanno parlato a più riprese. Ora c'è una novità.  Tra i protagonisti Ernesto Tattoni e Armando Bettiol, all'epoca giovani azionisti, e il comunista Nino Piazza, sergente degli alpini reduce dalla Russia. Erano state nascoste due casse di bombe a mano che avrebbero dovuto essere lanciate dal reparto di alpini comandato per il picchetto d'onore. L'attentato, che avrebbe cambiato la storia e che era collegato ad un piano di insurrezione nazionale, fu fermato forse perché gli alpini vennero sostituiti con un reparto di più fidate camicie nere, o forse perché arrivò l'alt dai livelli nazionali dei partiti antifascisti e dagli ambienti dell'esercito che (in prima fila Ambrosio, capo di stato maggiore generale) preparavano per altre vie la defenestrazione di Mussolini. Che pochi giorni dopo, il 25 luglio, arrivò.  Esistevano però finora ancora alcune zone d'ombra. Tutti gli storici che hanno ricostruito l'incontro di villa Gaggia scrivono che esso era stato deciso soltanto due giorni prima, mentre il gruppo dei cospiratori ha sempre sostenuto di essere stato al corrente fin da giugno dell'imminente vertice. Va da sé che un incontro di tale importanza non poteva certo essere deciso in poche ore. Le ricostruzioni storiche hanno sempre sostenuto che fu Mussolini a chiedere un incontro a Hitler, che lo fece affidando una lettera all'ambasciatore germanico a Roma Mackensen il quale la portò al Quartier generale di Hitler, che il Führer sabato 17 rispedì Mackensen a Roma con la risposta positiva, consegnata a Mussolini a palazzo Venezia nella tarda mattinata di domenica 18 luglio. Mussolini partì da Roma in aereo la sera stessa, dormì in Romagna, accolse il 19 Hitler all'aeroporto di Treviso, poi i due dittatori salirono in treno e scesero a Feltre, poi da qui con un corteo di automobili arrivarono a Socchieva, cioè a villa Gaggia, verso le 11. L'incontro, iniziato alle 11,20, si concluse alle 13,30. Parlò solo Hitler. Subito dopo aver pranzato se ne tornarono a Treviso con gli stessi mezzi dell'andata. L'incontro era stato un completo fallimento: il Duce non ottenne le richieste divisioni corazzate per far fronte agli Alleati sbarcati in Sicilia il 10 luglio e non comunicò a Hitler (come insistevano i generali) lo sganciamento dell'Italia dalla Germania. L'Italia era destinata ad affondare e a diventare un campo di battaglia dei tedeschi.  Gli storici hanno ritenuto che fosse stato Mussolini a chiedere l'incontro deducendolo da una lettera inviata a Hitler nella quale il Duce scriveva: "Credo sia giunta l'ora, Führer, di esaminare attentamente in comune la situazione". In realtà quella lettera fu preparata su incarico del Duce da Ambrosio il 15 luglio ma venne corretta e firmata da Mussolini soltanto il 17 e porta la data del 18, quando Mackensen era già partito da Roma. Secondo alcuni non fu nemmeno spedita.  A sciogliere ogni dubbio è ora un documento che racconta una storia ben diversa. Si tratta dell'ordinanza di servizio della questura, indirizzata a tutti i funzionari, compresi quelli assenti per missione, ai comandi dei carabinieri e della Milizia volontaria, oltre che al prefetto, nella quale sono descritti dettagliatamente tutti i particolari relativi ai servizi di sicurezza per l'incontro di villa Gaggia. Quel documento è datato 24 giugno, ed è il risultato di un lavoro di una minuziosa ricognizione sul campo che non poteva non essere durato alcune settimane. Nonostante il documento fosse classificato come segretissimo, tutti sapevano dunque fin dagli inizi di giugno che Hitler e Mussolini si sarebbero incontrati presto a villa Gaggia. Mancava solo la data precisa.  Il piano scattò il giorno prima quando arrivò un telegramma cifrato dal ministero degli Interni:  "Piano A ripeti piano A alt domani 19 luglio treno speciale parte Treviso dopo ore 8 arrivando a Feltre ore 9 et 20 alt parola d'ordine quella adottata militare punto integrare piani vigilanza militare T.F.2 portandolo efficienza piano A punto altissimo personaggio punto tenere notizia assolutamente segreta alt Capo Polizia Chierici".  Il telegramma, decifrato alle "ore 24" come si legge a margine, chiarisce fra l'altro che esistevano anche altri piani militari oltre al "piano A" di competenza della polizia.  Rimane da chiarire quando e perché fu scelta villa Gaggia. La villa, di proprietà del senatore Achille Gaggia, uno dei padroni della Sade con Volpi e Cini, era già stata sede di incontri ad alto livello. Nel 1927, per esempio, aveva ospitato re Fuad d'Egitto e in seguito vi erano passati anche alti gerarchi del Regime. Era inoltre a metà strada tra la Germania e Roma. Esiste una traccia convincente che riporta indietro, al 20 maggio, quando Kesserling, comandante in capo della Wehrmacht in Italia, trasmise a Mussolini la proposta di Hitler di convocare una conferenza al vertice.  Mussolini rispose il giorno dopo a Mackensen che gli era impossibile lasciare Roma, perché erano stati avvistati forti convogli alleati nel Mediterraneo. Non era però un rifiuto: sarebbe stata forse preferibile una località a metà strada. La richiesta di incontro fu ripetuta da Hitler, sempre tramite Kesserling, il 5 giugno. Era stato dunque Hitler, e non Mussolini, a chiederlo, in una data compatibile con i necessari preparativi. Diventò in seguito più urgente anche per il Duce, dopo l'inizio dell'operazione Husky, cioè lo sbarco in Sicilia.  Non c'è la prova documentale che già ai primi di giugno i due dittatori si fossero accordati, ma evidentemente l'incontro era ritenuto prossimo, visto che i preparativi vennero avviati subito, compresi il rafforzamento dell'organico della questura, l'esecuzione di alcuni lavori stradali lungo il percorso, l'autorizzazione a prelevare quantitativi straordinari di olio e benzina, l'installazione di impianti telefonici a villa Gaggia. E anche di questo rimane documentazione.  La vicenda sarà raccontata nei dettagli nel primo capitolo di un libro in uscita.

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