Villabruna, ancora fango: i residenti sono inferociti

Ieri ennesimo allagamento nella frazione di Feltre, colpa dei terreni a monte del paese. Il proprietario: «Mi dispiace, quest’anno sono disposto a rinunciare al raccolto»

FELTRE. Ci risiamo. Acqua mista a fango che scende dal versante creando torrentelli che si riversano sulla frazione di Villabruna creando danni e disagi. È successo anche ieri quando una pioggia intensa, ma non eccezionale ha mandato in crisi la frazione, facendo nuovamente esplodere la protesta dei residenti. Colpite soprattutto le vie Mascheran, Solferino e Calzini, ma è tutto il paese a sentirsi sotto scacco. Appena comincia a piovere si guarda a quello che succede a monte, su quei terreni indicati come responsabili di una situazione che nessuno ricorda. Il Comune ha distribuito sacchi di sabbia, ma a quanto pare la fornitura dovrà essere rinforzata perché anche zone che finora erano state solo lambite dagli allagamenti, rischiano di finire sott’acqua.

Insomma la riunione di mercoledì sera è servita a chiarire la situazione, ma una soluzione, almeno nell’immediato, non c’è. La riunione al casel è stata lunga e a tratti animata. I residenti si erano ritrovati con l’acqua nella case la sera di domenica 5 (ma avvisaglie ce n'erano state già il 29 maggio) e poi a più riprese nei giorni successivi. Erano presenti in più di settanta.

Sul banco degli imputati l'agricoltore che quest'anno, anziché mais ha piantato soia, coltura che richiede il rullaggio del terreno che, schiacciato, è diventato praticamente impermeabile. «Farò qualsiasi cosa serva», assicura il diretto interessato, Massimiliano Guiotto, disposto «anche a rinunciare al raccolto di quest'anno. Di mia iniziativa ho fatto una traccia nel campo sopra via Calzini per cercare di fermare l'acqua, che però è finita in strada ed è stato un errore. Ero pronto ad arare di nuovo i campi, ma il tecnico che ho interpellato mi ha detto di non fare niente perché altrimenti avrei fatto peggio, che nell'emergenza si deve stare fermi e aspettare che finisca. Di sicuro l'anno prossimo non ci sarà più soia sui campi rullati».

Tanti i danni subìti dagli abitanti che continuano a invocare una soluzione. Il proprietario dei terreni sotto accusa ha ribadito la disponibilità a intervenire, previa indicazione di un professionista su cosa fare, e l'amministrazione – mercoledì c'erano il sindaco Perenzin, l'assessore ai lavori pubblici Zatta e il dirigente Dall'Asen – ha registrato la nuova emergenza idrogeologica, con l'impegno ad attivarsi per studiare come risolvere il problema a monte. Ieri intanto è stato svuotato il pozzo perdente che si era riempito in un attimo con il fiume d'acqua. Tutto inutile, o quasi. «La situazione continua ad essere estremamente precaria», afferma Luciano Bona, «e abbiamo bisogno di risposte per l'immediato, il medio e lungo termine».

Gli abitanti sono esasperati, parlano di «situazione disastrosa» e di una condizione di incertezza che «non fa più dormire la notte perché fa stare costantemente in allerta, con l'apprensione che si allaghi tutto di nuovo. La rete di canalizzazione non ha supportato il carico e finché il tempo non si ristabilisce siamo in totale emergenza». Questo l'umore della gente, che punta il dito sulla soia, piantata su un terreno in pendenza, con l'effetto di riversare a valle fiumi di materiale. La captazione delle acque a monte è il rimedio a lungo termine, con relativa progettazione da fare e finanziamenti da trovare per realizzare l'opera.

Nel breve, «probabilmente va fermata l'asfaltatura di via Calzini per realizzare una tombinatura stradale», dice Adis Zatta. «Nel medio termine servirà convocare un tavolo con i soggetti interessati». Adesso però l'interesse di tutti è mettere la parola fine al binomio temporale - allagamento. I tecnici comunali hanno fatto vari sopralluoghi e il dirigente ai lavori pubblici Oliviero Dall'Asen descrive un ruscellamento indicativo del fatto che la terra non è più in grado di assorbire: «E' come se fosse stato steso un telo di nylon sopra le proprietà a monte, dovuto al tipo di coltura. Non è facile mandare l'acqua da un'altra parte, bisogna che sia un esperto a dire cosa fare».

Da parte sua il Comune, fa sapere il sindaco, dopo le ricognizioni sul territorio si è messo in contatto con il proprietario del fondo, spedendogli una lettera in cui gli ha chiesto di «porre in essere tutte le azioni necessarie per evitare che il problema ricapiti. E la disponibilità c'è stata».

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