Villaggio fantasma, nessuna truffa

BELLUNO. Nessuna truffa. Dopo cinque anni di processo il giudice Piera De Stefani del tribunale di Treviso ha assolto Sonia Da Re, Vincenzo Morreale e Sergio Leiballi perchè il fatto non costituisce reato.
A bocca asciutta gli imprenditori - bellunesi - che si erano costituiti parte civile nel procedimento e che avevano chiesto a titolo di risarcimento 1,3 milioni di euro.
I fatti contestati risalgono al periodo tra novembre 2005 e gennaio 2007: si è trattato in questi anni di un processo nomade. Iniziato a Belluno, poi trasferito alla Procura di Treviso per competenza territoriale. Secondo le indagini svolte dalla Procura i tre trevigiani avrebbero convinto alcuni imprenditori e professionisti a versare le quote per partecipare a una società, “Immobiliare D&D” con sede a Salgareda, il cui obiettivo dichiarato era la costruzione di un villaggio vacanze nell’isola croata di Pag.
Presentando il progetto e illustrandone le possibilità di realizzare lauti ricavi, i trevigiani avrebbero incassato le quote, per un valore complessivo di ben 812 mila euro. Peccato che, sempre secondo le accuse, non abbiano poi chiesto le autorizzazioni edilizie, mandando in tal modo in fumo l'intero investimento.
Le vittime della presunta truffa Mario, Anna e Gianpaolo Buzzatti e il professionista Domenico Sangiovanni, assistiti dall’avvocato Maurizio Paniz si erano costituiti parte civile nel procedimento.
Gli imprenditori, una volta sfumato l’investimento immobiliare a causa della mancata richiesta delle autorizzazioni, si sarebbero trovati titolari di quote completamente svalutate. Vera e propria carta straccia, insomma, al posto della loro “fetta” di quel sognato villaggio vacanze: da qui la denuncia, le indagini e ora il processo che si è concluso ieri a Treviso.
Il sostituto procuratore ha chiesto per ciascuno dei tre imputati sette mesi di condanna per il reato di truffa.
La parte civile invece a titolo di risarcimento ha chiesto per i tre 1,3 milioni di euro. Ieri però il giudice ha deciso di assolvere i tre imputati, rappresentati dagli avvocati Mauro Bosco e Esmeralda di Risio, dello studio Bellot, con formula piena. In pratica non avrebbero commesso alcuna truffa: si sarebbe trattato di un semplice affare che non è riuscito ad andato in porto. Ora non resta che attendere che il giudice depositi le motivazioni della sentenza. Solo allora le presunte vittime valuteranno se presentare appello contro la decisione del giudice. (s.g.)
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