Villaggio truffa in Croazia

Investono 800mila euro su un centro turistico mai nato
Una veduta dell’isola di Pag in Croazia
Una veduta dell’isola di Pag in Croazia
BELLUNO. Una truffa da oltre 800 mila euro relativa alla realizzazione di un villaggio turistico in un'isola della Croazia. E' l'accusa di cui devono rispondere tre trevigiani, fra cui il concessionario Scania, Sergio Leiballi. Vittima un gruppo di investitori bellunesi che ha versato le proprie quote per partecipare all'operazione immobiliare, in realtà mai avviata. L'udienza si terrà il 20 giugno, in tribunale a Belluno. Alla sbarra, oltre a Sergio Leiballi, 69 anni di San Fior, anche Vincenzo Morreale, 69 anni di Salgareda e Sonia Da Re, 45 anni di Fontanelle. I tre avrebbero coinvolto quattro bellunesi in un investimento gestito dalla Immobiliare «D&D» srl di Salgareda (amministratore unico Sonia Da Re), controllante al 95% la società croata Dmc doo (l'altro 5% faceva capo a Morreale), aggiudicataria della concessione per la gestione di un'area fabbricabile a Povljana, isola di Pag, Croazia. In quest'area era prevista appunto la costruzione di un villaggio turistico di cui esisteva regolare progetto. I trevigiani, anche mostrando il rendering, avrebbero convinto i bellunesi a partecipare all'iniziativa mediante l'acquisto di quote della immobiliare «D&D» srl: i soldi così ottenuti dovevano servire a coprire le spese per l'ottenimento delle licenze edilizie e per la predisposizione dei progetti definitivi. I nuovi soci, ritengono gli inquirenti, avrebbero versato importi rilevanti. Più precisamente M.B., A.B. e G.B. avrebbero acquistato da Sergio Leiballi quote pari al 32% della società D&D, sborsando 632mila euro in contanti in una serie di incontri avvenuti a Sedico fra il 3 novembre 2005 e il 16 maggio 2006. Ancora: i tre avrebbero rilevato le quote di Sonia Da Re pagando, sempre in contanti, 120mila euro. Un quarto bellunese, D.S. avrebbe invece acquisito il 5% della società, consegnando cinque assegni del valore complessivo di 60mila euro. In tutto 812 mila euro: una bella cifra per avviare l'operazione immobiliare. In realtà, contesta il sostituto procuratore De Bortoli, titolare delle indagini, nel marzo 2009 i trevigiani avrebbero formalizzato la rinuncia all'autorizzazione edilizia, mandando in tal modo a monte l'operazione. Operazione che comunque presentava esiti piuttosto incerti in quanto sul terreno croato pendeva una causa civile relativa all'effettiva proprietà dello stesso. Un «particolare» questo che i trevigiani non avrebbero comunicato ai bellunesi. «Ma quale truffa: sono i trevigiani le vere vittime dell'accaduto», assicura uno dei legali della difesa, l'avvocato Bosco. «Sono stati i bellunesi a far sfumare l'operazione con il loro tira-e-molla sull'ingresso di un gruppo di investitori romani che hanno dovuto abbandonare l'affare».

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