Vincoli ambientali, il ministero li conferma tutti
I nuovi vincoli paesaggistici sui Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano e San Pietro sono confermati. Non c’è nessuna possibilità che siano azzerati; potranno casomai essere in qualche misura alleggeriti, ma prevedibilmente solo per casi specifici. In sostanza, se li ha Cortina o Feltre, perché non possono tenerseli anche Auronzo e il Comelico? Questo, tradotto in estrema sintesi, il parere della Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
I Comuni interessati avevano sollevato il problema che la ridondanza di tutele li avrebbe di fatto ingessati, mortificando i loro diritti ad un armonico sviluppo. Ma questo non è vero, ribattono dal Ministero dei Beni culturali, attraverso una cortese lettera recapitata in questi giorni a Tatiana Pais Becher, prima cittadina di Auronzo.
Col ministro Dario Franceschini la sindaca ha un appuntamento martedì 22 ottobre, alle 12. Lo ha chiesto attraverso l’onorevole Roger De Menech. Scenderanno nella capitale anche Marco Staunovo Polacco, sindaco di Comelico Superiore, i rappresentanti degli altri enti locali del Comelico e della Regione, nonché i parlamentari, compreso ovviamente il ministro Federico d’Incà che si era interessato del problema. La segreteria del ministro Franceschini ha comunque recapitato a Pais Becher una puntuale risposta alle sue osservazioni di contrarietà al provvedimento, in cui si fa notare, fra l’altro, che il Comune potrà presentare osservazioni e documenti che saranno approfonditi e valutati dai competenti uffici nelle more della conclusione del procedimento. Si tratta – viene opportunamente precisato – di una “dichiarazione di notevole interesse pubblico”, che non significa l’imposizione di nuovi vincoli ma di “una proposta di tutela” che si pone in continuità territoriale con le altre aree della fascia alpina. E questa, viene fatto intendere, è un’opportunità, non va considerata un problema.
La dichiarazione di interesse paesaggistico – si precisa ancora – “non si pone come una stratificazione di tutela ridondante, bensì rappresenta un dovuto, ed obbligato, approfondimento che configura obiettivi, indirizzi e norme d’uso volte a gestire – in un’ottica di qualità paesaggistica e architettonica – le trasformazioni possibili e a dettare criteri di salvaguardia”. Entrando nel merito delle contestazioni puntuali inoltrate dal Comune al ministero, dalla sua direzione si osserva che per quanto riguarda gli impianti di rifabbrico la disposizione ministeriale è solo quella di salvaguardare la morfologia del tessuto edilizio e le caratteristiche dei nuclei urbani consolidati “cui si riconosce valore identitario ai fini paesaggistici”.
Con riguardo, poi, alla presunta ingerenza dello Stato nell’ambito delle competenze locali in materia urbanistico-edilizia – tema sollevato dal Comune di Auronzo – la direzione ministeriale evidenzia che la normativa di tutela è sovraordinata a quest’ultima e che l’articolo 138 del Codice dei beni culturali e del paesaggio fa “salvo il potere del Ministero di dichiarare il notevole interesse pubblico degli immobili e delle aree”.
In ogni caso – fa presente Roma – sono ancora aperti i termini per la presentazione di osservazioni da parte di tutti i soggetti interessati. E si rassicura che nella fase di esame saranno recepiti ed approfonditi “tutti quegli elementi ritenuti utili al perfezionamento del dispositivo di vincolo”. Vincolo che rimane. –
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