Violenza al pub: ecco perché sono liberi

Il presidente del Tribunale di Belluno chiarisce la procedura e le scelte adottate dopo i fatti del Travo di Pedavena

PEDAVENA. Tocca al presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi, fare chiarezza sulle decisioni assunte dal giudice per le indagini preliminari, Federico Montalto, che ha ammesso al patteggiamento della pena di sette mesi i due rumeni Dumitri Enachie residente a Feltre e Alexandru Puscasu residente a Pedavena, protagonisti della scorribanda nella notte tra venerdì e sabato scorsi al pub El Travo di Pedavena. I due, entrambi incensurati, sono stati arrestati dai carabinieri di Feltre all’esterno del locale, hanno trascorso la notte nella cella di sicurezza nella caserma di viale Montegrappa e sono stati processati per direttissima. I due hanno sul groppone la denuncia per violenza e resistenza a pubblica ufficiale, danneggiamento e lesioni.

Nella sua nota, il presidente Trentanovi entra nel merito delle decisioni assunte dal tribunale, rispondendo così allo scetticismo dei titolari del pub, preoccupati di potersi ritrovare i due stranieri nel locale già la sera successiva, e al senatore Vaccari che aveva definito «una vergogna» il fatto che i due fossero stati immediatamente scarcerati.

«Risulta che i due rumeni accusati dei fatti», si legge nella nota del presidente del Tribunale, «sono stati presentati dal pubblico ministero in stato di arresto, per convalida e contestuale giudizio direttissimo, davanti al giudice del Tribunale di Belluno, per il solo reato di resistenza a pubblico ufficiale. In relazione a tale reato, unico oggetto di giudizio in detto procedimento, il giudicante ha accolto la richiesta concorde di imputati, difesa e pm (i pubblici ufficiali — cioè i carabinieri intervenuti quella sera ndr — non si sono costituiti parte civile) e ha applicato agli imputati la pena patteggiata dalle parti di sette mesi di reclusione, con sospensione condizionale».

L’analisi di Trentanovi prosegue spiegando perché non fosse possibile trattenere i due soggetti in carcere: «Non risulta essere stata richiesta dal pm (né, del resto era applicabile in base al patteggiamento che pm e difesa avevano proposto) alcuna misura cautelare per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, onde si è provveduto alla sola convalida dell’arresto, e una volta emessa sentenza, necessariamente i due imputati sono stati rimessi in libertà (non è potere del giudicante applicare “d’ufficio” misure cautelari)».

In ballo restano comunque gli altri reati per i quali Enachie e Puscasu sono stati denunciati: «In relazione agli altri reati ipotizzati dai carabinieri», dice ancora Sergio Trentanovi, «e in particolare per gli altri fatti avvenuti presso il bar ai danni dei gestori del locale e degli avventori, non risulta operato alcun arresto di polizia giudiziaria, né risultano richieste di misura cautelare da parte del pubblico ministero; il quale del resto risulta avere fatto presente, in udienza per direttissima, che per tali fatti (diversi dalla resistenza a pubblico ufficiale), si sarebbe proceduto separatamente.

In pratica Trentanovi spiega come non fosse possibile da parte del giudice applicare misure restrittive della libertà nei confronti dei due rumeni, i quali, dovranno comunque rispondere in altri provvedimenti dei danni causati al bar e delle lesioni procurate ai due clienti colpiti da schiaffi e un pugno in quella serata concitata e tutta da dimenticare.

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