Violenza sessuale su una bambina marocchino finisce a processo
BELLUNO. Pedofilia, chiesto l’abbreviato. Un marocchino di 42 anni ha scelto quel rito alternativo, che gli permetterà non solo di evitare il dibattimento in un’aula pubblica del tribunale, ma in caso di condanna gli regalerà uno sconto di un terzo secco della pena. Si farà tutto in camera di consiglio, al riparo dagli sguardi diversi da quelli del giudice, del pubblico ministero e degli avvocati di parte. L’imputazione è violenza sessuale aggravata e continuata e atti sessuali con minorenne nei confronti di una bambina, che all’epoca dei primi approcci da parte di quest’uomo frequentava la seconda elementare in un paese della Valbelluna e, quindi, aveva meno di 10 anni. Sette. Non ci possono essere delle indicazioni supplementari, a tutela della bimba e della sua sorellina, le due minori in famiglia. A presentare la querela è stata la mamma.
La donna ha raccolto le confidenze della sua piccola e si è decisa a procedere contro il maghrebino, costituendosi anche parte civile con l’avvocato feltrino Roberta Resenterra. Lo stesso legale, che si sta occupando dei casi di bullismo, che si sarebbero verificati in un istituto scolastico cittadino. Mentre l’imputato è difeso di fiducia dal collega Mario Mazzoccoli, che descrive il suo assistito come un padre di famiglia integrato e con un lavoro, aggiungendo che nella vicenda ci sarebbero dei punti da chiarire. Le indagini preliminari sono state coordinate dal sostituto procuratore Simone Marcon, che alla fine degli accertamenti si è deciso non solo a chiedere il rinvio a giudizio, ma anche a modificare l’imputazione iniziale, arrivando a quella di violenza sessuale aggravata e continuata e atti sessuali con minorenne.
Secondo quello che ha potuto appurare, ci sarebbero state più occasioni e di conseguenza più azioni da parte dell’imputato, che a volte avrebbe afferrato la mano della bambina, tenendola con forza sulle proprie parti intime. Ma in altre circostanze l’avrebbe costretta o indotta a fare o subire atti sessuali, toccandola, accarezzandola, penetrandola con le dita e baciandola sulla bocca, ma anche facendosi accarezzare, con tutto quello che può succedere. I fatti sono aggravati, perché sarebbero stati compiuti nei confronti di una ragazzina prima di età inferiore ai 10 anni e poi con meno di 14. Tutto questo tra il 2009 e il 2012, in questo paese della Valbelluna.
È possibile che anche la sorellina sia stata vittima dell’africano, con la differenza che lei non l’avrebbe riconosciuto in sede d’incidente probatorio. C’è stata anche una consulenza di parte, affidata a un medico e anche quella potrà pesare . L’imputazione esiste, è molto pesante e si arriverà abbastanza presto al rito abbreviato richiesto.
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